Gli elettori svizzeri hanno respinto il 30 novembre due referendum: il primo prevedeva la sostituzione del servizio militare con un servizio civile obbligatorio per tutti, senza distinzioni di genere, e il secondo l’introduzione di una tassa climatica sulle eredità dei cittadini più ricchi.

Le due proposte sono state respinte con una maggioranza schiacciante (84 per cento la prima e 78 per cento la seconda), mentre il tasso di partecipazione è stato del 43 per cento.

I sondaggi avevano previsto la vittoria del no, ma non con un margine così ampio.

Il governo e il parlamento avevano invitato gli elettori a respingere entrambe le proposte, sostenendo che avrebbero messo a rischio l’economia. Tuttavia i due referendum avevano suscitato un acceso dibattito nel paese, in particolare sul ruolo delle donne nella società.

In base al sistema di democrazia diretta in vigore in Svizzera, bastano centomila firme per sottoporre quasi qualunque proposta al voto popolare. Gli elettori sono quindi chiamati a esprimersi a intervalli regolari su un’ampia varietà di temi, a livello federale, cantonale o comunale.

I promotori del referendum sul servizio civile puntavano a ottenere una “vera uguaglianza”, come aveva dichiarato Noémie Roten, presidente del comitato. Secondo lei l’attuale sistema è discriminatorio perché esclude le donne dalle esperienze che si acquiscono durante il servizio militare.

“Ma l’idea di una forma di dovere civico per tutti non è morta, e sono convinta che prima o poi trionferà”, ha dichiarato dopo l’annuncio dei risultati.

Cyrielle Huguenot, responsabile dell’Unione sindacale svizzera (Uss) per la parità, la famiglia e la migrazione, si era invece battuta per il no.

Secondo Huguenot le donne svizzere dedicano già il 60 per cento del tempo a compiti non retribuiti, a differenza degli uomini, e “un nuovo servizio non retribuito aumenterebbe ulteriormente lo squilibrio”.

Il ministro della difesa Martin Pfister ha sottolineato che “le donne rimangono comunque libere di prestare servizio militare o civile se lo desiderano”.

“Salviamo il clima!”

La seconda proposta, presentata dalla Gioventù socialista svizzera, prevedeva una tassa del 50 per cento sulle eredità superiori a 50 milioni di franchi svizzeri (circa 53,5 milioni di euro) per finanziare la transizione energetica, sotto lo slogan “Tassiamo i super-ricchi, salviamo il clima!”.

La presidente e ministra delle finanze della confederazione elvetica Karin Keller-Sutter aveva però invitato a votare no, sostenendo “che la proposta invia un segnale sbagliato alle persone ricche che vorrebbero stabilirsi in Svizzera”.