Almeno 40 persone sono morte in un attacco a El Obeid, capoluogo dello stato del Kordofan Settentrionale, nel centrosud del Sudan, hanno annunciato il 5 novembre le Nazioni Unite, mentre continuano le violenze nella vicina regione del Darfur.

L’attacco si è verificato il 4 novembre durante un funerale nella città, sottoposta a un assedio dei paramilitari delle Forze di supporto rapido (Rsf).

Il conflitto tra l’esercito e le Rsf, scoppiato nell’aprile 2023, si sta ormai concentrando sul Kordofan Settentrionale, uno stato strategico posto tra il Darfur a ovest e la capitale Khartoum a est.

“Fonti locali riferiscono che almeno 40 civili sono morti e decine sono rimasti feriti nell’attacco a El Obeid”, ha affermato l’Ufficio delle Nazioni Unite per gli affari umanitari (Ocha).

Secondo l’Ocha, le violenze continuano anche nel Darfur Settentrionale, dove “il 2 novembre sono stati segnalati vari bombardamenti aerei e con droni”.

Da quando il 26 ottobre Al Fashir, l’ultima roccaforte dell’esercito nel Darfur, è caduta nelle mani delle Rsf, le Nazioni Unite hanno denunciato massacri, stupri, saccheggi e spostamenti di popolazione.

“Ci svegliamo tremando, le immagini del massacro ci perseguitano”, ha dichiarato Amira, una donna con quattro figli che si è rifugiata a Tawila, una località a circa 70 chilometri da Al Fashir.

“Abbiamo assistito a degli stupri di gruppo in pubblico, è stato orribile”, ha raccontato.

Secondo le Nazioni Unite, più di 71mila civili sono fuggiti da Al Fashir dopo il 26 ottobre.

Il 4 novembre il segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres ha esortato le parti a “venire al tavolo dei negoziati” e a “mettere fine a questo incubo di violenza”.

L’inviato statunitense per l’Africa, Massad Boulos, aveva cercato nei giorni scorsi, durante un viaggio al Cairo, di finalizzare una proposta di tregua umanitaria elaborata a metà settembre con Egitto, Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti.

Il gruppo di mediazione, chiamato Quad, sta anche lavorando a un piano di pace, ma finora tutte le proposte sono cadute nel vuoto.

“La situazione sul terreno è molto complicata”, ha riconosciuto il 4 novembre la portavoce della Casa Bianca Karoline Leavitt.

La guerra civile in Sudan ha causato decine di migliaia di morti e quasi dodici milioni di sfollati, mentre la crisi umanitaria in corso è una delle più gravi della storia recente.

Sia l’esercito, guidato dal capo della giunta militare Abdel Fattah al Burhan, sia le Rsf, guidate da Mohamed Hamdan Dagalo, sono accusati di crimini di guerra per aver deliberatamente preso di mira i civili e bloccato gli aiuti umanitari.