Fino a duemila persone potrebbero essere state uccise ad Al Fashir, in Sudan, secondo fonti militari. Il 26 ottobre le Forze di supporto rapido (Rsf) hanno conquistato il quartier generale dell’esercito in città, strappandogli l’ultima roccaforte in Darfur (l’ovest del Sudan), in uno degli episodi più atroci della guerra. L’assalto è stato lanciato poche ore dopo il fallimento dei negoziati a Washington, che ha spento l’ultima speranza di raggiungere un accordo per risparmiare i civili intrappolati nella città assediata. Per settimane fonti diplomatiche avevano lasciato intendere che i colloqui avrebbero potuto portare a una svolta. Ma gli Emirati Arabi Uniti – alleati delle Rsf – si sono rifiutati di discutere della situazione ad Al Fashir, dove almeno 260mila civili hanno vissuto sotto assedio per più di cinquecento giorni.
All’alba di domenica le Rsf hanno preso d’assalto la città da più direzioni. Poche ore dopo hanno annunciato di averne il pieno controllo: per loro è stata una “svolta decisiva” dopo mesi di perdite territoriali in altre parti del paese. Testimoni hanno riferito di scene caotiche, mentre i combattenti delle Rsf saccheggiavano gli edifici governativi e le proprietà private, con l’artiglieria e i droni che bombardavano i quartieri residenziali. L’assalto finale ha scatenato un’ondata di atrocità che ricorda la pulizia etnica avvenuta a Geneina all’inizio di quest’anno. Poche ore dopo la caduta della città, hanno cominciato a circolare su internet video che mostravano corpi abbandonati per le strade, civili uccisi da colpi a distanza ravvicinata e case incendiate. Tra le vittime c’è Mohammed Khamis Dawood, un portavoce del campo per sfollati di Zamzam, mentre è stato arrestato il giornalista Muammar Ibrahim. Le persone che sono riuscite a scappare hanno descritto uccisioni e arresti di massa di giovani uomini, attivisti e leader delle comunità degli sfollati. Per le Rsf la vittoria ad Al Fashir è un vantaggio strategico ma anche simbolico, perché la città era stata un rifugio per migliaia di persone scappate da precedenti massacri in Darfur. Con la sua caduta l’intera regione è sotto il dominio delle Rsf. ◆ fsi
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Questo articolo è uscito sul numero 1638 di Internazionale, a pagina 23. Compra questo numero | Abbonati
 
			 
                     
                     
                     
	                 
	                 
	                 
            