Il 29 ottobre la difesa civile della Striscia di Gaza ha annunciato la morte di almeno 101 palestinesi nei bombardamenti condotti da Israele dopo un attacco mortale contro uno dei suoi soldati, mentre il presidente statunitense Donald Trump ha assicurato che l’accordo di cessate il fuoco non è a rischio.

“Almeno 101 persone sono morte, tra cui 35 bambini, e circa duecento sono rimaste ferite”, ha dichiarato all’Afp Mahmoud Bassal, portavoce della difesa civile, denunciando “una chiara violazione dell’accordo di cessate il fuoco”.

Poco prima Trump aveva assicurato che i bombardamenti israeliani non mettono a rischio il cessate il fuoco, in vigore dal 10 ottobre.

“Hanno ucciso un soldato israeliano e quindi Israele ha reagito, com’è giusto che sia”, aveva dichiarato a bordo dell’Air Force One.

Il 29 ottobre Israele ha poi annunciato la riattivazione del cessate il fuoco.

L’esercito israeliano ha poi confermato che un soldato, Yona Efraim Feldbaum, 37 anni, è stato ucciso il 28 ottobre nella Striscia di Gaza.

Secondo una fonte militare, i fatti sono avvenuti nel settore di Rafah (sud), dove l’esercito israeliano sta conducendo un’operazione per smantellare infrastrutture e tunnel di Hamas a est della cosiddetta “linea gialla”.

Questa linea delimita le aree oltre le quali, in base all’accordo di cessate il fuoco, si è ritirato l’esercito israeliano, che controlla circa la metà del territorio palestinese.

“Alle 15.45 del 28 ottobre il nemico ha aperto il fuoco contro un edificio e un veicolo militare, causando la morte di un soldato”, ha dichiarato la fonte.

Hamas ha smentito qualunque attacco contro i soldati israeliani e ribadito il suo impegno “ad attuare l’accordo di cessate il fuoco”.

Secondo un bilancio del ministero della salute di Hamas, fornito prima di quest’ultimo episodio, almeno 94 palestinesi sono morti negli attacchi israeliani dal 10 ottobre.

Il 28 ottobre Hamas ha annunciato il rinvio della restituzione del corpo di un ostaggio israeliano, prevista il giorno stesso, accusando Israele di violazioni del cessate il fuoco.

In base alla prima fase dell’accordo, il 13 ottobre Hamas aveva consegnato come previsto a Israele i 20 ostaggi ancora vivi, in cambio della liberazione di circa duemila prigionieri palestinesi, ma aveva restituito i corpi di solo 15 dei 28 ostaggi morti in prigionia.

Il gruppo palestinese ha più volte spiegato che localizzare i corpi degli ostaggi in un territorio devastato da due anni di guerra è molto difficile. Alle operazioni di ricerca stanno partecipando anche la Croce rossa e una squadra egiziana.

La mattina del 28 ottobre Israele aveva accusato Hamas di aver consegnato i resti dell’ostaggio sbagliato, denunciando una “grave violazione” dell’accordo di cessate il fuoco.

La sera del 27 ottobre la Croce rossa aveva ricevuto una bara contenente i resti di un ostaggio morto nella Striscia di Gaza, e l’aveva poi consegnata all’esercito israeliano. In precedenza Hamas aveva annunciato la restituzione di un “sedicesimo corpo”.

Ma dopo l’identificazione, l’ufficio del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu aveva riferito che i resti umani non corrispondevano a quelli di nessuno dei 13 ostaggi di cui Hamas doveva ancora restituire le spoglie.

I resti erano infatti dell’ostaggio Ofir Tzarfati, di cui alcune parti del corpo erano già state riportate in Israele “in seguito a un’operazione militare condotta circa due anni fa”, aveva precisato.

L’ufficio di Netanyahu aveva annunciato una riunione urgente del gabinetto di sicurezza per discutere di “una risposta adeguata”.