Almeno 13 civili sono morti in un attacco attribuito ai paramilitari delle Forze di supporto rapido (Rsf) contro una moschea ad Al Fashir, capoluogo dello stato del Darfur Settentrionale, hanno riferito il 9 ottobre alcuni testimoni.
Al Fashir è rimasta l’ultima grande città della vasta regione del Darfur, nell’ovest del paese, a sfuggire al controllo delle Rsf, in guerra dall’aprile 2023 contro l’esercito regolare.
“Abbiamo recuperato 13 corpi dopo un attacco con granate condotto nel pomeriggio dell’8 ottobre contro la moschea del quartiere di Abu Shouk”, ha dichiarato un testimone.
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Un sopravvissuto ha precisato che l’attacco ha causato anche venti feriti.
“Noi e altre settanta famiglie ci eravamo rifugiati nella moschea dopo che le Rsf avevano fatto irruzione nelle nostre case”, ha aggiunto.
In ventiquattr’ore almeno 33 persone sono morte in attacchi attribuiti alle Rsf ad Al Fashir, che è sotto assedio da diciotto mesi.
Il 7 ottobre un attacco con i droni contro il reparto maternità dell’ospedale locale aveva causato otto morti e sette feriti, secondo fonti mediche che hanno chiesto di rimanere anonime.
Un secondo attacco contro l’ospedale, condotto l’8 ottobre, aveva invece causato dodici morti, tra cui un medico e un infermiere, e 17 feriti.
A metà settembre almeno 75 persone erano morte in un altro attacco contro una moschea ad Al Fashir.
A partire da agosto le Rsf hanno rafforzato la loro offensiva ad Al Fashir, intensificando i bombardamenti e assumendo il controllo di alcuni quartieri.
Secondo le Nazioni Unite, dall’inizio della guerra più di un milione di persone hanno lasciato la città. Secondo l’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim), la popolazione è scesa a poco più di 400mila persone.
Le organizzazioni umanitarie temono violenze di massa se Al Fashir dovesse cadere, in particolare contro i gruppi etnici non arabi, tra cui gli zaghawa.
In Sudan dall’aprile 2023 è in corso una guerra civile tra l’esercito, guidato dal capo della giunta militare Abdel Fattah al Burhan, e le Rsf, guidate da Mohamed Hamdan Dagalo, che ha causato decine di migliaia di morti e circa tredici milioni di sfollati. La crisi umanitaria in corso è una delle più gravi della storia recente.
Sia l’esercito sia le Rsf sono accusate di crimini di guerra per aver deliberatamente preso di mira i civili e bloccato gli aiuti umanitari.