Il 7 ottobre il presidente ecuadoriano Daniel Noboa è rimasto illeso in un attacco al veicolo su cui viaggiava nel sud del paese, in un contesto di forti proteste delle comunità indigene, ha annunciato il governo.

“Cinquecento persone si sono avvicinate al convoglio e hanno cominciato a lanciare pietre. In seguito sul veicolo su cui era il presidente sono stati trovati chiari segni di proiettili”, ha dichiarato alla stampa la ministra dell’ambiente e dell’energia Inés Manzano.

La presidenza ecuadoriana ha diffuso un video girato all’interno di uno dei veicoli del convoglio, in cui si sentono dei colpi mentre qualcuno grida “abbassate la testa”.

Altri video girati all’esterno mostrano i manifestanti, alcuni dei quali in abiti tradizionali, che lanciano pietre e bastoni contro i veicoli.

Le autorità stanno attualmente verificando se l’automobile su cui viaggiava Noboa sia stata effettivamente raggiunta da proiettili.

Il convoglio presidenziale è stato preso di mira mentre si dirigeva verso la città andina di Cañar, nel sud del paese. Noboa ha poi partecipato a un evento pubblico a Cuenca, dove ha affermato che “episodi come questo sono inaccettabili nel nuovo Ecuador”.

“La legge vale per tutti. Non permetteremo che un manipolo di vandali c’impedisca di lavorare per voi”, ha aggiunto.

Manzano ha dichiarato che il governo ha presentato una denuncia per “tentato omicidio” e che cinque persone sono state arrestate. Saranno indagate per il reato di terrorismo, che prevede pene fino a 30 anni di prigione.

Dal 22 settembre il governo deve fare i conti con manifestazioni e blocchi stradali in varie province indetti dalla Conaie, la più grande organizzazione indigena del paese. Le proteste sono legate alla revoca dei sussidi sul diesel, il cui prezzo è salito da 1,80 a 2,80 dollari al gallone (3,8 litri).

In questo periodo un manifestante è stato ucciso, sedici soldati sono stati presi in ostaggio e poi rilasciati, 150 persone tra civili e membri delle forze di sicurezza sono rimaste ferite, e un centinaio sono state arrestate.

Noboa aveva eliminato i sussidi per finanziare la lotta alla criminalità organizzata.

Negli ultimi anni l’Ecuador, un tempo considerato un’oasi di pace in America Latina, ha registrato un netto aumento delle violenze dopo essere diventato un importante centro logistico per le spedizioni di cocaina verso gli Stati Uniti e l’Europa.

Secondo i dati del governo, più del 70 per cento della cocaina prodotta in Colombia e Perù passa per i porti ecuadoriani.