Il 2 ottobre il governo venezuelano ha denunciato la “presenza illegale” di aerei da caccia statunitensi in una zona sotto il suo controllo aereo, in un momento di forti tensioni tra i due paesi dopo che Washington ha schierato delle navi da guerra nel mar dei Caraibi.
Lo stesso giorno il presidente statunitense Donald Trump, in cerca di giustificazioni legali alle recenti operazioni militari al largo del Venezuela, ha affermato in una lettera inviata al congresso che gli Stati Uniti sono impegnati in un “conflitto armato contro i cartelli della droga”.
Nelle scorse settimane Washington ha distrutto al largo del Venezuela quattro imbarcazioni usate da quelli che definisce “narcoterroristi”, uccidendo almeno 17 persone.
Gli Stati Uniti accusano il presidente venezuelano Nicolás Maduro di guidare una rete di trafficanti di droga, il Cártel de los soles, la cui esistenza è però oggetto di dibattito. Ad agosto avevano aumentato a cinquanta milioni di dollari la taglia per il suo arresto.
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“Il Venezuela respinge con la massima fermezza la presenza illegale di aerei da caccia statunitensi a 75 chilometri dalle coste venezuelane”, hanno affermato i ministeri della difesa e degli esteri in un comunicato congiunto.
“Si tratta di una provocazione che minaccia la sovranità nazionale e viola il diritto internazionale, in particolare la convenzione di Chicago sull’aviazione civile”, hanno dichiarato.
“Dato che l’episodio si aggiunge ad altri simili, chiediamo agli Stati Uniti di cessare immediatamente queste azioni, che minacciano la stabilità regionale”, hanno concluso.
La mattina del 1 ottobre il ministro della difesa venezuelano Vladimir Padrino López aveva riferito che “cinque aerei da caccia statunitensi hanno osato avvicinarsi alle coste del Venezuela”.
Di recente gli Stati Uniti hanno schierato, nell’ambito di un’operazione antidroga, varie navi da guerra nei mar dei Caraibi e dieci caccia multiruolo F-35 a Puerto Rico, un territorio dipendente dagli Stati Uniti.
Secondo alcuni esperti statunitensi di diritto internazionale, le azioni di Washington nel mar dei Caraibi non hanno alcuna giustificazione legale.
“Come abbiamo sottolineato più volte, il presidente ha agito in conformità con il diritto dei conflitti armati per proteggere il nostro paese da coloro che cercano d’inondarlo di grandi quantità di veleno mortale”, ha dichiarato Anna Kelly, viceportavoce della Casa Bianca, riferendosi al traffico di droga.
Tuttavia, la costituzione statunitense stabilisce che solo il congresso può dichiarare lo stato di guerra. Inoltre, gli esperti di diritto mettono in dubbio la validità di una definizione di “conflitto armato” che includa i cartelli della droga.