Il 29 settembre le Nazioni Unite hanno affermato che almeno 22 persone sono state uccise in Madagascar dall’inizio delle manifestazioni di protesta, quattro giorni prima. Lo stesso giorno il presidente Andry Rajoelina ha destituito il governo.
Nell’isola dell’oceano Indiano le rivolte popolari sono frequenti. Una delle più ampie degli ultimi anni aveva portato alla caduta del presidente Marc Ravalomanana nel 2009.
“Almeno 22 persone sono morte e più di cento sono rimaste ferite”, ha affermato l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani in un comunicato. “Tra le vittime ci sono manifestanti e passanti uccisi dalle forze di sicurezza, ma anche persone morte nelle violenze e nei saccheggi che hanno accompagnato le manifestazioni, commessi però da individui e bande che non avevano niente a che fare con le proteste”, si legge nel comunicato, firmato dall’alto commissario Volker Türk.
Iscriviti a Africana |
Cosa succede in Africa. A cura di Francesca Sibani. Ogni giovedì.
|
Iscriviti |
Iscriviti a Africana
|
Cosa succede in Africa. A cura di Francesca Sibani. Ogni giovedì.
|
Iscriviti |
Dal 25 settembre migliaia di persone, sollecitate sui social media da un movimento chiamato Gen Z, sono scese in piazza tutti i giorni nella capitale Antananarivo, all’inizio per protestare contro le interruzioni nelle forniture di acqua ed elettricità, poi per chiedere le dimissioni del presidente e del governo.
Il 29 settembre Rajoelina, contestato dai manifestanti, ha annunciato la destituzione del governo, guidato da Christian Ntsay dal 2018.
“Nei prossimi giorni nominerò un nuovo primo ministro”, ha dichiarato il capo dello stato, che il 26 settembre aveva già rimosso il ministro dell’energia.
Ex sindaco di Antananarivo, Rajoelina, 51 anni, era diventato presidente per la prima volta nel 2009 in seguito a un colpo di stato e a una rivolta popolare. Dopo aver lasciato il potere nel 2014, era stato eletto presidente nel 2018 e rieletto nel 2023 in un voto molto contestato.
L’Alto commissariato delle Nazioni Unite ha denunciato “l’uso non necessario della forza delle forze di sicurezza, che in alcuni casi hanno usato proiettili veri”.
“Nessun dato ufficiale conferma questo bilancio”, ha reagito il ministero degli esteri malgascio, riferendosi ai 22 morti.
Il 29 settembre molti manifestanti erano in piazza con cartelli con la scritta “Vogliamo vivere, non sopravvivere”, uno slogan diventato simbolo del movimento, hanno riferito i giornalisti dell’Afp.
Manifestazioni antigovernative sono state segnalate anche in altre città, tra cui Antsiranana, Fianarantsoa, Toliara e Toamasina.
Nonostante le ricchezze naturali, il Madagascar è uno dei paesi più poveri del mondo. Secondo la Banca mondiale, nel 2022 quasi il 75 per cento della popolazione viveva al di sotto della soglia di povertà. Il paese è inoltre al 140° posto su 180 nell’indice di percezione della corruzione di Transparency international.