Il presidente statunitense Donald Trump ha annunciato la sera del 15 settembre che farà causa al quotidiano New York Times per diffamazione, chiedendo un risarcimento di quindici miliardi di dollari.

“Ho il grande onore d’intentare una causa per diffamazione e calunnia da quindici miliardi di dollari contro il New York Times”, ha affermato sul suo social network Truth Social, aggiungendo che il caso sarà giudicato in Florida.

“Al New York Times è stato permesso di mentire, calunniare e diffamare liberamente per troppo tempo, e questo deve finire ADESSO!”, ha dichiarato.

Il presidente ha definito il prestigioso quotidiano “uno dei giornali peggiori e più degenerati nella storia del nostro paese”, e “la cassa di risonanza del Partito democratico della sinistra radicale”, accusandolo di aver sostenuto Kamala Harris durante la campagna elettorale delle presidenziali.

Il New York Times è “impegnato da decenni a contrastare il vostro presidente preferito (IO!), la mia famiglia, i miei affari”, ha aggiunto.

Già la settimana scorsa il presidente aveva minacciato di fare causa al New York Times in seguito alla pubblicazione di alcuni articoli su un biglietto d’auguri a sfondo sessuale che Trump avrebbe inviato nel 2003 a Jeffrey Epstein, un ricco finanziere accusato di aver sfruttato sessualmente decine di ragazze minorenni.

La Casa Bianca aveva reagito alla pubblicazione del biglietto d’auguri smentendo che il presidente ne fosse l’autore.

Il quotidiano aveva però mantenuto la sua versione, pubblicando varie lettere firmate da Trump tra la fine degli anni novanta e l’inizio degli anni duemila con firme praticamente identiche.

Il New York Times non ha reagito nell’immediato all’annuncio di Trump, che è noto per le prese di posizione contro i mezzi d’informazione che considera ostili.

A luglio aveva chiesto almeno dieci miliardi di dollari per diffamazione al Wall Street Journal, che aveva rivelato l’esistenza del biglietto d’auguri a Epstein.

Ad agosto aveva invece minacciato di revocare le licenze alle emittenti televisive Abc e Nbc, accusate di non essere imparziali nei suoi confronti.

“Queste emittenti sono legate al Partito democratico e, secondo molti, dovrebbero essere private delle loro licenze dalla Fcc”, la Commissione federale per le comunicazioni, aveva affermato su Truth Social.