Le contestazioni esplose in Indonesia il 25 agosto hanno dato sfogo a una rabbia repressa contro l’avidità e l’arroganza delle élite politiche, suscitando paragoni con la mobilitazione di massa del 1998, che contribuì alla fine della dittatura del generale Suharto. Ma i recenti disordini, che hanno provocato almeno dieci vittime, attacchi a edifici governativi e saccheggi nelle case di esponenti politici, sono stati soprattutto frutto della convivenza tra istituzioni democratiche carenti e un malessere economico sempre più profondo.

Un elemento chiave della regressione democratica, avviata dall’ex presidente Joko Widodo, è stato ridurre il parlamento a una funzione meramente formale. Widodo ha usato una combinazione di clientelismo e coercizione legale per influenzare i leader dei partiti e, di conseguenza, i loro gruppi parlamentari. Per la società civile, quindi, la strada è diventata un’arena fondamentale in cui contestare gli esiti di processi legislativi da cui è stata progressivamente esclusa. Durante i mandati di Widodo c’erano state alcune delle più grandi proteste contro il governo dalla caduta di Suharto. Ma grazie alla sua capacità di fiutare i sentimenti dell’opinione pubblica e al costante monitoraggio dei sondaggi, il presidente aveva capito molto rapidamente che finché la sua base restava soddisfatta rispetto ai bisogni concreti, poteva rispedire al mittente gli attacchi della società civile progressista.

A meno di un anno dall’inizio del suo mandato, il presidente Prabowo Subianto ha già un controllo sulle élite maggiore di quello che aveva Widodo, usando il mix di clientelismo e coercizione del suo precedessore per imporre una disciplina rigida all’interno della coalizione di governo (formata da sei partiti) e scoraggiare i due partiti d’opposizione dal fare azioni significative. Tuttavia, il rallentamento economico sempre più evidente suggerisce che l’attuale ondata di proteste potrebbe mettere a rischio la popolarità di Subianto e il suo potere.

Solo al vertice

Ponendosi da tempo come difensore degli oppressi, Subianto è senza dubbio sensibile alla frustrazione della classe lavoratrice, evidenziata dal ruolo che i conducenti di mototaxi hanno avuto nelle proteste. Già alla vigilia dei disordini, a Jakarta dirigenti e politici esprimevano preoccupazione per il pericoloso isolamento dei livelli più alti del governo, dove l’ottimismo di Subianto sui risultati del suo programma non viene messo in discussione.

Le proteste potrebbero comunque non scalfire la soddisfazione di Prabowo riguardo all’economia. Finora ha affrontato con decisione pratiche burocratiche radicate per ristrutturare in modo profondo il bilancio nazionale a favore dei suoi programmi più importanti, riducendo tra l’altro le risorse ai governi locali, che sono a loro volta bersaglio di proteste per i tagli ai servizi e l’aumento delle tasse. Il presidente intrattiene un rapporto di reciproco sospetto con le grandi aziende, per lo più di proprietà di persone di etnia cinese, che sono state praticamente obbligate a sostenere le sue iniziative anche attraverso prestiti a lungo termine (con tassi molto inferiori a quelli di mercato) al nuovo fondo sovrano Danantara.

Da sapere

◆ Il 25 agosto 2025 migliaia di persone sono scese in piazza a Jakarta contro un’indennità per la casa destinata ai parlamentari pari a circa tremila euro mensili, dieci volte il salario medio in città. I manifestanti protestavano in generale contro le “elite corrotte” e le misure di austerità imposte dal governo, con tagli all’istruzione, alla sanità e al pubblico impiego. Le proteste si sono allargate ad altre città e si sono intensificate dopo che il 28 agosto un autista di mototaxi è morto investito dalla polizia. Il 31 agosto il presidente Prabowo Subianto ha revocato l’indennità per i deputati e il 9 settembre ha sostituito cinque ministri, tra cui quella delle finanze Sri Mulyani Indrawati. “L’esplosione di violenza ha sconvolto il paese perché molti non si erano resi conto di quanta tensione si fosse accumulata”, scrive il Jakarta Post. “In Indonesia c’è un profondo senso di ingiustizia. Forse più che mai nel mondo c’è una corsa sfrenata vinta da chi sa individuare le opportunità e adattarsi alle nuove tendenze e tecnologie. Molti rimangono indietro perché privi di risorse o competenze. Il fatto che alcuni partano avvantaggiati, per esempio grazie a un’istruzione all’estero, non fa che aggiungere la beffa al danno”.


Gli esperti sono sempre più critici anche in pubblico, in merito alla frettolosa partenza e alla sostenibilità di programmi come quello dei pasti gratuiti nelle scuole, fiore all’occhiello di Subianto, che nel 2026 costerà più di 17,3 miliardi di euro, e un altro sulle cooperative di villaggio. Se iniziative simili stimoleranno le economie rurali, potrebbero rivelarsi politicamente vantaggiose per lui. Ma il presidente non ha ancora presentato un piano credibile per affrontare i grandi problemi strutturali che indeboliscono le ambizioni di sviluppo dell’Indonesia: un settore manifatturiero in contrazione, un calo dei consumi e la prevalenza di industrie ad alto capitale ma a bassa intensità di lavoro. La classe media è ormai in declino e i giovani, che avevano sostenuto in massa Subianto alle elezioni del 2024, affrontano difficoltà crescenti per trovare buoni posti di lavoro.

“Nonostante le preoccupazioni sulla sua efficacia, la ‘Prabowonomics’ non ha incontrato nessuna resistenza da parte dei politici, che temono ritorsioni. Qualunque dubbio abbiano sanno che il presidente può sostituirli o mandarli in prigione in qualsiasi momento”, ha spiegato ad agosto un esponente della coalizione di governo. Capire se gli alleati del presidente sono disposti a rischiare è difficile a causa di un’insolita carenza di sondaggi: i mezzi d’informazione temono di mettere Subianto in imbarazzo pubblicando rilevazioni che inevitabilmente mostrerebbero un calo di gradimento rispetto all’80 per cento registrato a gennaio.

Le conseguenze politiche di una prolungata crisi economica potrebbero essere profonde. La maggior parte degli indonesiani aveva tollerato il sabotaggio delle istituzioni democratiche da parte di Joko Widodo in cambio di un migliore tenore di vita. Alcuni analisti hanno paragonato questa dinamica al patto su cui si è retto il regime di Suharto. Se lo stato non dovesse mantenere le promesse, metterebbe in crisi non solo la popolarità di Subianto, ma le fondamenta del modello politico che ha garantito la stabilità dell’Indonesia, sia pure a scapito della democrazia, negli ultimi venticinque anni. ◆ gim

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Questo articolo è uscito sul numero 1631 di Internazionale, a pagina 31. Compra questo numero | Abbonati