L’8 settembre i servizi di soccorso israeliani hanno annunciato che sei persone sono morte e molte altre sono rimaste ferite in un attacco armato a una stazione di autobus a Gerusalemme Est.
“Possiamo confermare la morte di quattro uomini”, ha riferito il Magen David Adom, l’equivalente israeliano della Croce rossa.
Poco dopo è arrivata la notizia della morte di una donna e di un uomo ricoverati in ospedali della città.
Otto persone sono rimaste ferite, cinque delle quali in modo grave.
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Cosa succede in Medio Oriente. A cura di Francesca Gnetti. Ogni mercoledì.
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“È stato orribile”, ha dichiarato Fadi Dekaidek, un infermiere. “Le vittime giacevano sulla strada e sul marciapiede vicino a una fermata dell’autobus”.
L’attacco è avvenuto all’ingresso del quartiere Ramot, in un settore di Gerusalemme Est occupato e annesso da Israele. Secondo la polizia israeliana, gli assalitori hanno aperto il fuoco contro la folla a una stazione di autobus.
“Un agente e un civile presenti sul posto hanno reagito immediatamente, aprendo a loro volta il fuoco e neutralizzando gli aggressori”, si legge in un comunicato della polizia.
Secondo un portavoce della polizia, l’attacco è stato condotto da due persone, di cui è stato confermato il decesso.
L’ufficio del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha affermato che è in corso una riunione “con i responsabili dei servizi di sicurezza”.
In un comunicato Hamas ha affermato che gli assalitori erano palestinesi.
“L’attacco è una risposta naturale ai crimini dell’occupazione e al genocidio in corso contro il popolo palestinese”, ha dichiarato Hamas senza però rivendicare l’attentato.
L’esercito israeliano ha affermato che le sue forze stanno cercando “altre persone sospette” nella zona dell’attacco e circondando dei villaggi palestinesi nella regione di Ramallah, nella Cisgiordania occupata.