Il 5 settembre la Commissione europea ha comminato una multa da 2,95 miliardi di euro all’azienda tecnologica statunitense Google, ignorando le minacce del presidente Donald Trump.

Secondo la Commissione, Google ha abusato della sua posizione dominante nel settore della pubblicità online.

La multa era attesa da tempo, considerando che già nel 2023 la Commissione aveva minacciato d’imporre a Google la separazione delle sue attività nel settore della pubblicità online.

L’annuncio della multa era stato rinviato all’inizio di questa settimana, in un contesto di forti tensioni con gli Stati Uniti, come ha confermato il 3 settembre all’Afp una fonte della Commissione.

Il 26 agosto Trump aveva contestato duramente gli stati e le organizzazioni che intervengono per regolamentare il settore tecnologico, minacciando dazi e restrizioni alle esportazioni.

L’Unione europea dispone attualmente della normativa più stringente al mondo riguardo al settore digitale, e questo la espone al rischio di ritorsioni in caso di sanzioni nei confronti di aziende statunitensi.

Bruxelles aveva reagito alle parole di Trump ribadendo di avere il “pieno diritto” di regolamentare le attività delle grandi aziende tecnologiche.

In una dichiarazione rilasciata all’Afp, Google ha criticato la multa.

“La decisione della Commissione europea riguardo ai nostri servizi Adtech è sbagliata, e la impugneremo. La multa è ingiustificata e le modifiche proposte danneggerebbero migliaia di aziende europee”, ha dichiarato Lee-Anne Mulholland, vicepresidente di Google incaricata delle questioni normative.

Tre multe in una settimana

La multa della Commissione europea è la terza inflitta a Google in pochi giorni.

Il 3 settembre l’azienda era stata condannata da un tribunale federale di San Francisco, negli Stati Uniti, a pagare 425,7 milioni di dollari a quasi cento milioni di utenti per aver violato la loro privacy.

Il 4 settembre era stata l’autorità francese per la tutela della privacy Cnil a comminare all’azienda una multa record da 325 milioni di euro per violazioni relative alla pubblicità e ai cookie.

Il 2 settembre, invece, Google aveva ottenuto un’importante vittoria in tribunale a Washington. Non dovrà infatti, come chiedeva il governo statunitense, vendere il suo browser Chrome.