Il 3 settembre l’amministrazione Trump ha presentato ricorso alla corte suprema contro una sentenza di una corte d’appello federale che aveva dichiarato illegale gran parte dei dazi doganali imposti dal presidente degli Stati Uniti.
Considerando l’importanza della questione, l’amministrazione ha chiesto alla corte, che ha una solida maggioranza conservatrice, di occuparsene con “procedura accelerata”.
“Abbiamo bisogno di una decisione in tempi rapidi”, ha dichiarato il presidente statunitense Donald Trump alla stampa nello studio ovale della Casa Bianca. “Senza i dazi gli Stati Uniti potrebbero diventare un paese del terzo mondo”.
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Il consigliere giuridico del governo, John Sauer, ha chiesto alla corte suprema di decidere entro il 10 settembre se esaminerà il caso e, in caso affermativo, di avviare le udienze entro l’inizio di novembre.
Nel testo del ricorso l’amministrazione esprime forte preoccupazione per la sentenza del 29 agosto di una corte d’appello federale, che potrebbe compromettere l’offensiva commerciale di Washington.
Secondo questa corte d’appello, Trump non aveva il potere d’imporre gran parte dei dazi sui prodotti importati dall’estero. “La legge conferisce al presidente poteri significativi in risposta a una conclamata emergenza nazionale, ma nessuna di queste azioni include esplicitamente il potere d’imporre dazi e altre tasse”, che spetta invece al congresso, si legge nel testo della sentenza.
I dazi rimarranno però in vigore in attesa di una decisione della corte suprema.
Da quando è tornato alla Casa Bianca, Trump ha imposto dazi aggiuntivi sui prodotti importati da molti paesi, che attualmente vanno dal 10 al 50 per cento.
Sono proprio questi i dazi al centro della controversia, a differenza di altri riguardanti settori specifici (per esempio l’acciaio e l’alluminio).
Il caso era già stato esaminato dalla International trade commission (Itc), un’agenzia federale degli Stati Uniti, che a maggio aveva stabilito che Trump ha oltrepassato i suoi poteri imponendo dazi a singoli paesi.
Il 29 agosto Trump aveva reagito alla sentenza affermando che la revoca dei dazi “sarebbe un disastro per il paese”, che “verrebbe distrutto”.
Washington teme di perdere un importante strumento di pressione sui suoi partner commerciali. Il timore di subire dazi esorbitanti ha infatti spinto molti di loro, tra cui l’Unione europea, a rinunciare a misure di ritorsione e ad aprire ulteriormente i loro mercati ai prodotti statunitensi.