L’alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, Volker Türk, ha chiesto indagini “rapide” e “trasparenti” in seguito alle violenze nella Siria meridionale, che hanno causato quasi seicento morti in pochi giorni.
“Questo spargimento di sangue e questa violenza devono cessare e la protezione di tutte le persone deve essere la massima priorità”, ha dichiarato Türk in una nota.
“Devono essere condotte indagini indipendenti, tempestive e trasparenti su tutte le violazioni e i responsabili devono essere chiamati a risponderne”, ha osservato l’alto commissario, invitando le autorità siriane a garantire la cessazione delle violenze.
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“Anche l’incitamento alla violenza e all’odio, sia online sia offline, deve cessare”, ha aggiunto. È “essenziale che vengano adottate misure immediate per impedire che tali violenze si ripetano”, sottolineando che la “vendetta non è la soluzione”.
La città siriana di Al Suwayda, a maggioranza drusa, intanto sta facendo il bilancio delle vittime, in seguito al ritiro delle truppe governative, una decisione presa dal presidente ad interim Ahmed al Sharaa per evitare una “guerra aperta” con Israele.
Il 17 luglio Israele ha minacciato di intensificare i suoi attacchi se le forze siriane non avessero lasciato questa provincia meridionale della Siria, dove i combattimenti hanno causato quasi seicento morti, secondo un’ong.
Secondo l’ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari (Ocha), “quasi duemila famiglie sono state sfollate” a causa delle violenze nella provincia, scoppiate domenica 13 luglio tra tribù beduine sunnite e combattenti drusi.