Dopo alcuni mesi d’incertezza, il 2 luglio la Commissione europea ha proposto di mantenere l’obiettivo di riduzione del 90 per cento delle emissioni di gas serra entro il 2040, introducendo però maggiore flessibilità per venire incontro alle resistenze di alcuni paesi.
In un momento in cui l’Europa sta soffocando per una grave ondata di caldo, Bruxelles ha quindi ribadito le sue ambizioni nella lotta al riscaldamento globale.
Tuttavia, è stato necessario dare prova di “pragmatismo”, data la delicatezza della questione, ha ammesso il commissario europeo per il clima Wopke Hoekstra.
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Ogni giovedì le notizie più importanti sulla crisi climatica e ambientale. A cura di Gabriele Crescente.
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La Commissione punta ancora a ridurre le emissioni del 90 per cento entro il 2040, rispetto ai livelli del 1990, ma con grande disappunto dei gruppi ambientalisti ha introdotto una maggiore flessibilità.
A partire dal 2036 la Commissione propone quindi di prendere in considerazione l’acquisizione di crediti di carbonio internazionali, fino al 3 per cento del totale, per finanziare progetti al di fuori dell’Europa.
Le ong sono però fermamente contrarie a questa misura. Basandosi su alcuni studi, mettono infatti in discussione la reale efficacia dei crediti di carbonio per la riduzione delle emissioni.
“Il 3 per cento non è poco. Si tratta di una cifra considerevole che potrebbe essere spesa all’estero invece di finanziare la transizione energetica in Europa”, ha commentato Neil Makaroff, un esperto del centro studi Strategic perspectives.
“Ma un compromesso politico era necessario”, ha riconosciuto, sottolineando che “la vera sfida sarà fare in modo che i crediti di carbonio portino a una reale riduzione delle emissioni”.
Il 2040 costituisce una tappa intermedia fondamentale per l’Unione europea, che punta a raggiungere la neutralità carbonica entro il 2050.
Questo comporterà trasformazioni importanti sia per l’industria sia per la vita quotidiana dei cittadini europei: elettrificazione delle automobili, rinuncia graduale ai combustibili fossili, ristrutturazione energetica degli edifici, eccetera.
La Commissione dovrà ora convincere i ministri dell’ambiente dei ventisette durante una riunione informale a metà luglio, prima di una possibile votazione il 18 settembre.
Il testo sarà poi trasmesso al parlamento europeo, dove l’approvazione dipenderà dall’atteggiamento delle destre, che hanno attualmente la maggioranza nell’emiciclo.
Per ottenere il via libera, la Commissione ha proposto anche altre due misure di flessibilità: premiare le imprese che catturano anidride carbonica e permettere agli stati di compensare i settori più inquinanti tenendo conto di quelli più competitivi.
Bruxelles spera in un’approvazione definitiva prima della conferenza delle Nazioni Unite sul clima Cop30 che si terrà a novembre a Belém, in Brasile.
Ma non sarà facile considerando che alcuni stati, in particolare l’Ungheria guidata da Viktor Orbán e la Repubblica Ceca, criticano apertamente le ambizioni climatiche dell’Europa.
La presidente del consiglio italiana Giorgia Meloni vorrebbe invece limitare la riduzione delle emissioni all’80 o all’85 per cento entro il 2040.