Il 17 giugno il presidente statunitense Donald Trump ha chiesto la resa incondizionata dell’Iran e assicurato che gli Stati Uniti potrebbero facilmente uccidere la guida suprema iraniana Ali Khamenei, nel quinto giorno del conflitto tra Israele e Iran.
In precedenza Trump aveva riunito il Consiglio per la sicurezza nazionale, in un momento in cui s’intensificano le voci su un possibile coinvolgimento diretto degli Stati Uniti nel conflitto, nonostante il presidente abbia più volte dichiarato di preferire una soluzione diplomatica.
La riunione, che si è tenuta nella cosiddetta Situation room, la sala di crisi della Casa Bianca, è durata circa un’ora e venti minuti, secondo un funzionario che ha chiesto di rimanere anonimo.
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“RESA INCONDIZIONATA”, ha scritto Donald Trump sul suo social network Truth Social.
“Sappiamo dove si nasconde Khamenei, ma almeno per il momento non vogliamo eliminarlo (ucciderlo!)”, ha aggiunto.
Se gli Stati Uniti decidessero di entrare nel conflitto, potrebbero usare la Gbu-57, una potente bomba anti-bunker in grado di distruggere anche la parte sotterranea degli impianti nucleari.
Il 16 giugno il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu aveva affermato che uccidere Khamenei “metterebbe fine al conflitto”, invitando gli iraniani a ribellarsi.
Il presidente francese Emmanuel Macron ha invece dichiarato che un “cambio di regime” farebbe precipitare l’Iran nel caos.
“Israele sta facendo il lavoro sporco per tutti noi”, ha affermato invece il cancelliere tedesco Friedrich Merz, sottolineando che il regime iraniano “è già notevolmente indebolito”.
Intanto, il 18 giugno l’aviazione israeliana ha bombardato l’Iran per la sesta notte consecutiva.
L’esercito israeliano ha affermato che “più di 50 aerei hanno colpito un impianto per la produzione di centrifughe a Teheran e vari obiettivi militari”.
Nella notte Khamenei ha promesso sul social network X “una risposta forte al regime terrorista sionista”.
La sera del 17 giugno Teheran aveva annunciato imminenti “attacchi punitivi” contro Israele, invitando gli abitanti delle grandi città di Haifa e Tel Aviv a lasciare le loro case.
Nelle prime ore del 18 giugno le forze armate israeliane hanno temporaneamente attivato un’allerta aerea dopo aver rilevato dei missili in avvicinamento. Secondo un alto funzionario militare, l’Iran ha lanciato una decina di missili balistici, ma la maggior parte è stata intercettata.
I Guardiani della rivoluzione, l’esercito ideologico dell’Iran, hanno confermato di aver lanciato dei missili balistici ipersonici a medio raggio Fattah-1.
Dal 13 giugno l’aviazione israeliana ha colpito centinaia di obiettivi militari e nucleari in Iran, uccidendo i più alti ufficiali iraniani e molti scienziati nucleari. Il 17 giugno l’esercito ha annunciato di aver ucciso a Teheran un altro comandante militare, Ali Shadmani.