Il 17 giugno l’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea) ha affermato di aver raccolto “nuovi elementi che dimostrano un impatto diretto sulla parte sotterranea dell’impianto nucleare iraniano di Natanz” in seguito agli attacchi israeliani.

Il giorno prima l’agenzia aveva dichiarato di non aver rilevato “segni d’impatto nella parte sotterranea”, confermando solo i danni agli edifici in superficie e alle infrastrutture elettriche.

Tuttavia, ha poi modificato la sua valutazione “sulla base di un’analisi approfondita delle immagini satellitari ad alta risoluzione”, secondo un messaggio pubblicato sul social network X.

L’agenzia non ha però fornito ulteriori dettagli.

Nell’impianto di Natanz ci sono più di diecimila centrifughe usate per arricchire l’uranio al 60 per cento, ben oltre il limite del 3,67 per cento fissato dall’accordo internazionale del 2015, che offriva a Teheran un alleggerimento delle sanzioni in cambio di garanzie sul carattere pacifico del suo programma nucleare.

In un gesto di ritorsione dopo il ritiro unilaterale degli Stati Uniti, deciso da Donald Trump nel 2018, l’Iran aveva rinnegato i suoi impegni e rilanciato il suo programma nucleare.

L’uranio arricchito tra il 3 e il 5 per cento può essere usato per alimentare centrali nucleari destinate alla produzione di elettricità.

Fino al 20 per cento può essere usato per produrre isotopi medici, che hanno un ruolo importante nella diagnosi di alcuni tipi di cancro.

Per produrre armi nucleari, l’arricchimento dev’essere portato al 90 per cento.

Il 13 giugno Israele ha lanciato un’offensiva senza precedenti in Iran con l’obiettivo dichiarato d’impedire al paese di dotarsi delle armi nucleari.

Teheran sostiene che il suo programma nucleare non abbia scopi militari ma civili.

Il direttore generale dell’Aiea, Rafael Grossi, si è detto pronto a raggiungere immediatamente l’Iran, dove sono già presenti alcuni ispettori dell’agenzia.

“Per la seconda volta in tre anni assistiamo a un drammatico conflitto tra due stati membri dell’Aiea, in cui sono presi di mira impianti nucleari con gravi rischi per la sicurezza”, ha dichiarato, riferendosi alla guerra in Ucraina.