Il 16 giugno l’Iran ha lanciato dei missili contro varie città israeliane in risposta all’offensiva avviata il 13 giugno, mentre il bilancio delle vittime sta salendo in entrambi i paesi.
La mattina del 16 giugno i soccorritori israeliani stavano cercando sopravvissuti tra le macerie di alcuni edifici a Tel Aviv, Petah Tiqwa e Bnei Brak. Un denso fumo nero era visibile anche ad Haifa, nel nord d’Israele.
Il 13 giugno Israele aveva lanciato un’offensiva senza precedenti contro l’Iran, prendendo di mira centinaia di obiettivi militari e nucleari, con lo scopo dichiarato d’impedire al paese di dotarsi delle armi nucleari. In entrambi i paesi sono state colpite aree abitate da civili.
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Gli attacchi israeliani, che hanno colpito anche la capitale Teheran, hanno causato finora almeno 224 morti e più di mille feriti, secondo un bilancio fornito dalle autorità iraniane il 15 giugno.
La risposta iraniana ha invece causato 24 morti in Israele, secondo l’ufficio del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu. Durante la notte otto persone sono rimaste uccise tra Petah Tiqwa, Bnei Brak e Haifa.
Le sirene di allarme hanno suonato anche a Gerusalemme, dove sono state segnalate delle esplosioni.
I Guardiani della rivoluzione, l’esercito ideologico dell’Iran, hanno affermato che “i missili hanno colpito gli obiettivi”, sottolineando che in futuro gli attacchi saranno “ancora più devastanti”.
Il presidente iraniano Masoud Pezeshkian ha invitato gli iraniani a “restare uniti di fronte a quest’aggressione criminale”.
L’esercito israeliano ha invece affermato di aver distrutto “un terzo dei lanciatori di missili terra-terra iraniani”.
Il ministro della difesa Israel Katz ha avvertito che gli abitanti di Teheran “pagheranno il prezzo dei civili israeliani uccisi”. Il pomeriggio del 16 giugno l’esercito israeliano ha invitato gli abitanti di un quartiere della capitale a lasciare le loro case.
Dopo decenni di conflitto indiretto con sporadici attacchi diretti, è la prima volta che i due paesi si scontrano militarmente con quest’intensità.
I paesi occidentali sospettano da anni che Teheran voglia dotarsi delle armi nucleari, mentre Teheran sostiene che il suo programma nucleare non abbia scopi militari ma civili.
Il 16 giugno Teheran ha chiesto all’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea) di condannare l’offensiva israeliana.
“Israele ha attaccato impianti pacifici sottoposti alla stretta sorveglianza dell’Aiea”, ha dichiarato il ministero degli esteri iraniano in un comunicato.
Ospedale danneggiato in Iran
Il 16 giugno Israele ha annunciato di aver colpito a Teheran i centri di comando della Forza Quds, l’unità d’élite dei Guardiani della rivoluzione responsabile delle operazioni all’estero. Dal 13 giugno sono stati uccisi i tre più alti ufficiali del paese e nove scienziati del programma nucleare iraniano.
Secondo i mezzi d’informazione iraniani, il 16 giugno l’aviazione israeliana ha condotto nuovi attacchi nell’ovest dell’Iran, colpendo una caserma dei pompieri nella provincia di Ilam e danneggiando un ospedale nella città di Kermanshah.
La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha riferito il 16 giugno di aver detto a Netanyahu che “nel lungo periodo una soluzione diplomatica è molto più efficace di un intervento militare”.
Il giorno prima il presidente statunitense Donald Trump aveva dichiarato di non poter escludere un coinvolgimento degli Stati Uniti nel conflitto.