Un’epidemia di colera ha ucciso settanta persone in due giorni nella capitale sudanese Khartoum. L’ha annunciato il ministero della salute sudanese, mentre i servizi medici della città sono al collasso.

In un comunicato il ministero ha segnalato 942 nuovi casi e 25 decessi il 27 maggio, dopo i 1.177 nuovi contagi e i 45 morti registrati il giorno prima.

L’epidemia arriva dopo settimane di attacchi con droni, attribuiti alle Forze di supporto rapido (Rsf), un gruppo paramilitare in guerra con l’esercito sudanese da più di due anni. Gli attacchi hanno interrotto le forniture di acqua ed elettricità nella capitale.

Il 26 maggio il ministero della salute ha segnalato un forte aumento della diffusione del colera, con 2.729 casi e 172 morti registrati in una settimana, concentrati nello stato di Khartoum, dov’è avvenuto il 90 per cento dei contagi.

Le autorità sudanesi stimano che l’89 per cento dei pazienti, posti in isolamento, stia guarendo, ma sono preoccupate per la mancanza di accesso all’acqua potabile, che sta alimentando l’epidemia.

La guerra, che va avanti dall’aprile 2023, ha ucciso decine di migliaia di persone, ha causato lo sfollamento di 13 milioni di persone e quella che l’Onu ha definito “la peggiore crisi umanitaria” al mondo. Le infrastrutture del paese sono in rovina e il 90 per cento degli ospedali nelle zone interessate dal conflitto ha dovuto chiudere.