Decine di migliaia di persone hanno partecipato il 18 maggio a una manifestazione a Budapest contro un progetto di legge che prende di mira ong e mezzi d’informazione accusati di “minacciare la sovranità dell’Ungheria”.

“Voglio vivere in un’Ungheria libera, non in una dittatura”, affermava uno striscione srotolato davanti al parlamento, accanto a bandiere ungheresi, europee e arcobaleno.

“Se la legge sarà approvata, in Ungheria, come in Russia, chi critica il governo potrà essere accusato di essere un agente straniero”, ha dichiarato Gabor, uno studente di 25 anni che non ha voluto fornire il cognome.

Il primo ministro sovranista Viktor Orbán, che a marzo aveva avvertito i suoi avversari di prepararsi a una “grande pulizia di Pasqua”, sta attuando la minaccia.

Dopo l’approvazione ad aprile di una serie di emendamenti costituzionali che limitano i diritti delle persone lgbt+ e di quelle con doppia cittadinanza, la settimana scorsa il partito di governo Fidesz ha presentato in parlamento un progetto di legge sulla “trasparenza nella vita pubblica”.

Più di trecento ong e mezzi d’informazione, tra cui Amnesty international e Transparency international, hanno firmato un documento comune per denunciare “un’iniziativa autoritaria il cui obiettivo è garantirsi la permanenza al potere”, a un anno dalle elezioni legislative.

“Il governo continua a reprimere qualunque forma di dissenso e a distruggere ciò che resta della democrazia ungherese”, hanno affermato, sottolineando le similitudini con quanto accaduto negli ultimi anni nella Russia di Putin.

Il comitato ungherese per la protezione dei giornalisti ha invitato l’Unione europea a “condannare con forza il progetto di legge”, che potrebbe essere approvato dai deputati a giugno.

Anche l’opposizione ha denunciato la “putinizzazione” dell’Ungheria. “A quanto pare Orbán ha imparato bene la lezione del suo mentore”, ha dichiarato Péter Magyar, il cui partito conservatore Tisza è in crescita nei sondaggi.

Il 18 maggio Orbán ha difeso il progetto di legge, affermando che l’obiettivo è smantellare le “reti di propaganda finanziate dall’estero”.

In base al testo, le ong e i mezzi d’informazione che “violano o criticano” i valori sanciti dalla costituzione, tra cui “il primato del matrimonio, della famiglia e del sesso biologico”, saranno inserite in una lista nera e non potranno ricevere finanziamenti dall’estero.

In caso di violazioni sono previste multe molto pesanti. In caso di violazioni ripetute, le ong e i mezzi d’informazione potranno essere chiusi.