Il 24 aprile il governo spagnolo ha deciso di annullare un contratto sottoscritto con un’azienda israeliana per l’acquisto di armi del valore di 6,8 milioni di euro, che aveva causato forti tensioni all’interno della coalizione di sinistra, secondo fonti governative.
Il Partito socialista del primo ministro Pedro Sánchez e il suo alleato Sumar (sinistra radicale) “sostengono con convinzione la causa palestinese”, hanno affermato le fonti governative.
“È per questo che dal 7 ottobre 2023 la Spagna non ha mai acquistato né venduto armi ad aziende israeliane, e sarà così anche in futuro”, hanno aggiunto, riferendosi alla data d’inizio della guerra tra Israele e Hamas nella Striscia di Gaza.
A ottobre, però, il ministero dell’interno spagnolo aveva sottoscritto un contratto del valore di 6,8 milioni di euro con l’azienda israeliana Guardian Defense and Homeland Security S.A. per l’acquisto di munizioni calibro 9 mm destinate alla guardia civile.
Il riconoscimento della Palestina
L’annuncio del contratto aveva scatenato le ire di Sumar, spingendo il ministero ad avviare le procedure per l’annullamento.
Gli esperti giuridici del governo l’avevano però sconsigliato, sostenendo che Madrid avrebbe comunque dovuto pagare l’intera cifra all’azienda, senza ricevere niente in cambio.
Approvato definitivamente dal ministero dell’interno, il contratto era stato ufficializzato il 18 aprile, due giorni prima di Pasqua, mentre milioni di spagnoli erano in vacanza.
La notizia aveva subito suscitato forti tensioni all’interno della coalizione di governo, e la leader di Sumar, la vicepremier e ministra del lavoro Yolanda Díaz, aveva preteso l’immediato annullamento del contratto.
“Dopo aver esaurito tutte le possibilità di negoziazione, il governo ha deciso di annullare unilateralmente il contratto”, hanno quindi riferito le fonti governative.
Il governo spagnolo, che ha fatto del sostegno alla causa palestinese una delle sue priorità di politica estera, ha riconosciuto nel maggio scorso lo stato della Palestina e ha pessimi rapporti con il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu.