Il 21 aprile l’università di Harvard, una delle più prestigiose al mondo, ha fatto causa all’amministrazione Trump per la sospensione di 2,2 miliardi di dollari di finanziamenti federali.

Da settimane l’amministrazione sta attaccando alcune delle più importanti università del paese, accusandole di aver lasciato prosperare l’antisemitismo durante la mobilitazione studentesca dell’anno scorso contro l’offensiva israeliana nella Striscia di Gaza.

Il 14 aprile il governo aveva sospeso 2,2 miliardi di dollari di finanziamenti pluriennali ad Harvard, oltre a contratti per un valore di sessanta milioni di dollari, dopo che questa aveva rifiutato di piegarsi a una serie di richieste della Casa Bianca.

Il presidente Donald Trump, che accusa Harvard di diffondere “odio e imbecillità”, ha minacciato di andare anche oltre, revocando le esenzioni fiscali concesse all’università e vietando l’ammissione di studenti stranieri.

L’università, che ha sede a Cambridge, vicino a Boston, ha reagito facendo causa all’amministrazione presso un tribunale federale del Massachusetts.

“Il governo sta usando la sospensione dei finanziamenti come un mezzo di pressione per assumere il controllo delle decisioni accademiche di Harvard”, ha affermato l’università in un documento giudiziario.

“Le azioni del governo violano il primo emendamento della costituzione degli Stati Uniti, nonché leggi e regolamenti federali”, ha aggiunto. Il primo emendamento garantisce la libertà d’espressione.

“Harvard è impegnata attivamente a combattere l’antisemitismo e qualunque altra forma di discriminazione”, ha sottolineato l’università. “Ma invece di collaborare con l’università in questi sforzi, il governo ha annunciato un blocco generale dei finanziamenti alla ricerca medica, scientifica e tecnologica, e ad altri progetti che non hanno niente a che fare con l’antisemitismo”.

Il 14 aprile, in una lettera indirizzata agli studenti e agli insegnanti, il presidente dell’università Alan Garber aveva assicurato che Harvard “non rinuncerà alla sua indipendenza e ai suoi diritti garantiti dalla costituzione”.

“Nessun governo può permettersi d’imporre a un’università privata cosa deve insegnare, quali docenti deve assumere e quali studenti deve ammettere, e su quali materie può svolgere ricerche”, aveva scritto.

La presa di posizione di Harvard è stata accolta con favore da molti insegnanti e studenti, che la considerano un raro segno di resistenza, mentre la Columbia university di New York ha accettato di avviare delle riforme sotto la pressione dell’amministrazione Trump.

Il 22 aprile decine di università statunitensi, tra cui Yale e Princeton, oltre a Harvard, hanno denunciato le “ingerenze politiche” dell’amministrazione Trump.