Gli Stati Uniti di oggi fanno venire i brividi. Gli studenti stranieri che osano esprimere la loro opinione sull’offensiva di Israele nella Striscia di Gaza sono arrestati per strada. E le università che permettono le proteste nei campus sono ricattate dal governo di Washington con l’accusa di promuovere l’antisemitismo. O accettano le condizioni imposte dalla Casa Bianca o perdono i finanziamenti federali.

In gioco c’è anche la libertà della ricerca universitaria. L’amministrazione del presidente Donald Trump vuole scegliere chi può studiare e insegnare nelle università e controllare i contenuti dei corsi. Harvard, la più antica e ricca università privata statunitense con sede a Cambridge, nello stato del Massachusetts, è stata la prima a opporsi con coraggio alle condizioni della Casa Bianca, rifiutando di piegarsi al suo diktat.

In risposta la Casa Bianca ha subito sospeso 2,2 miliardi di dollari di finanziamenti per la ricerca. L’accusa di lasciar prosperare l’antisemitismo è solo un pretesto. Gli ideologi di destra vicini a Trump odiano l’ambiente accademico della maggior parte degli atenei e stanno cercando di imporre un cambiamento politico. È una vendetta contro l’élite progressista. Ed è questo che Harvard rappresenta più di ogni altra università.

Gleichschaltung, allineamento, è una parola che in tedesco fa paura perché si usa per descrivere il piano dei nazisti di controllare la vita pubblica e reprimere la libertà d’opinione.

Gli Stati Uniti di oggi sono abbastanza lontani da questo, ma le azioni dell’amministrazione Trump sembrano tendere allo stesso obiettivo: intimidire gli spiriti liberi e soffocare il dissenso.

C’è da sperare che i miliardi del patrimonio di Harvard bastino a resistere alle pressioni di Washington. Ma ogni giorno che passa l’America libera subisce un nuovo colpo. ◆ nv

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Questo articolo è uscito sul numero 1610 di Internazionale, a pagina 17. Compra questo numero | Abbonati