Gli avvocati degli oppositori condannati il 19 aprile a pesanti pene detentive per “complotto contro lo stato” hanno denunciato il 21 aprile un “processo politico”, confermando una serie di ricorsi in appello.

Il tribunale di Tunisi aveva inflitto a circa quaranta oppositori del presidente Kais Saied – politici, avvocati, imprenditori, attivisti e giornalisti – pene comprese tra i quattro e i 66 anni di prigione per “complotto contro la sicurezza dello stato” e “appartenenza a un gruppo terroristico”.

Le condanne più dure, rispettivamente a 66 e a 48 anni di prigione, erano state inflitte all’imprenditore Kamel Eltaief e al politico socialdemocratico Khayam Turki.

Secondo l’avvocato Samir Dilou, si è trattato di un processo politico, che è stato “senza precedenti anche per l’entità delle pene inflitte: un totale di 892 anni di prigione”.

Dilou ha denunciato l’assenza di prove nel fascicolo dell’accusa, al quale gli avvocati hanno avuto un accesso parziale.

“Non ci hanno ancora spiegato in che modo gli imputati avrebbero cospirato contro lo stato”, ha affermato.

Dilou ha anche denunciato l’arresto all’alba del 21 aprile di Ahmed Souab, un ex giudice diventato avvocato: “Resterà in custodia cautelare per almeno cinque giorni e nei primi due non potrà comunicare con i suoi avvocati”.

Secondo i mezzi d’informazione locali, Souab è stato arrestato a causa delle dichiarazioni fatte il 19 aprile dopo l’annuncio della sentenza.

L’ong Human rights watch ha affermato che le “condanne degli oppositori non sono basate su alcuna prova credibile”.

Da quando il presidente Saied ha assunto i pieni poteri, nell’estate del 2021, l’opposizione e le ong hanno denunciato una costante erosione dei diritti umani e delle libertà in Tunisia, il paese in cui nel 2011 era cominciata la “primavera araba”.

Di recente altri oppositori sono stati condannati. Tra loro c’è Rached Ghannouchi, leader di Ennahda ed ex presidente del parlamento, condannato a ventidue anni di prigione per “attentato alla sicurezza dello stato”.

L’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani (Unhcr) ha più volte denunciato la “persecuzione degli oppositori” in Tunisia, affermando che molti di loro “sono stati condannati semplicemente per aver esercitato i loro diritti e le loro libertà”.