Il direttore generale dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea), Rafael Grossi, ha dichiarato il 17 aprile che il tempo per un accordo sul programma nucleare iraniano “sta per scadere”, due giorni prima di colloqui cruciali tra Iran e Stati Uniti a Roma.

I paesi occidentali sospettano da anni che Teheran voglia dotarsi delle armi nucleari. L’Iran sostiene invece che il suo programma nucleare non abbia scopi militari ma civili, in particolare nel settore dell’energia.

Il 19 aprile le delegazioni di Iran e Stati Uniti parteciperanno a dei colloqui a Roma, dopo un primo incontro il 12 aprile in Oman.

“Siamo in una fase cruciale degli negoziati”, ha dichiarato Grossi durante una visita a Teheran.

“Sappiamo di avere poco tempo, ed è per questo che sono qui”, ha aggiunto.

La mattina del 17 aprile Grossi ha incontrato Mohammad Eslami, direttore dell’Organizzazione iraniana per l’energia atomica. In precedenza aveva avuto un colloquio con il ministro degli esteri iraniano Abbas Araghchi, che è poi partito per Mosca, dove dovrebbe incontrare il presidente russo Vladimir Putin.

In un’intervista al quotidiano francese Le Monde pubblicata il 16 aprile, Grossi aveva affermato che l’Iran “non è lontano” dal disporre di bombe atomiche.

Il 15 aprile Steve Witkoff, l’inviato statunitense per il Medio Oriente, aveva dichiarato che l’Iran deve “sospendere immediatamente il suo programma di arricchimento dell’uranio, ed eliminarlo”.

Teheran considera la cessazione di tutte le sue attività nucleari, comprese quelle per scopi civili, una “linea rossa”.

Il presidente statunitense Donald Trump ha più volte minacciato un intervento militare in Iran in caso di fallimento dei negoziati.

Secondo il New York Times, Trump avrebbe convinto Israele a non colpire i siti nucleari iraniani, in modo da dare una possibilità alla diplomazia.

Nel 2018, durante il primo mandato di Trump, gli Stati Uniti si erano ritirati unilateralmente dall’accordo internazionale sul programma nucleare iraniano, firmato tre anni prima all’epoca della presidenza di Barack Obama, che offriva all’Iran un alleggerimento delle sanzioni in cambio di limitazioni alle sue ambizioni nucleari.

L’accordo era stato firmato anche da Russia, Cina, Francia, Germania e Regno Unito.

In un gesto di ritorsione dopo il ritiro degli Stati Uniti, Teheran aveva rinnegato i suoi impegni e rilanciato il suo programma nucleare.