Il 15 aprile, nel secondo anniversario dell’inizio della guerra civile in Sudan, Mohamed Hamdan Dagalo, leader dei paramilitari delle Forze di supporto rapido (Rsf), ha annunciato la creazione di un governo parallelo.

Lo stesso giorno, durante una conferenza sul Sudan che si è tenuta a Londra, i rappresentanti di una quindicina di paesi, tra cui Arabia Saudita e Stati Uniti, e di alcune organizzazioni internazionali hanno chiesto un “cessate il fuoco immediato e permanente”, sottolineando “la necessità di evitare una spartizione del paese”.

La richiesta di tregua è stata ribadita poco dopo dai paesi del G7, che in un comunicato congiunto hanno inoltre invitato “i paesi terzi a cessare ogni forma di sostegno che possa alimentare il conflitto”.

“In occasione di questo importante anniversario, proclamiamo con orgoglio la creazione di un governo di pace e unità”, ha dichiarato Dagalo su Telegram, annunciando una “nuova valuta” e “nuove carte d’identità”.

“Questo governo rappresenta il vero volto del Sudan”, ha aggiunto.

Il mese scorso l’esercito sudanese, guidato da Abdel Fattah al Burhan, capo della giunta militare al potere, aveva riconquistato la capitale Khartoum.

Secondo le Nazioni Unite, più di 2,1 milioni di sfollati potrebbero tornare a Khartoum entro sei mesi, se le condizioni lo permetteranno.

Dopo la perdita della capitale, le Rsf hanno concentrato i loro attacchi nella regione occidentale del Darfur, che controllano quasi interamente. L’obiettivo è conquistare Al Fashir, il capoluogo dello stato del Darfur Settentrionale.

Il 13 aprile le Rsf hanno annunciato di aver assunto il controllo del campo di Zamzam, vicino ad Al Fashir, dove vivevano più di 500mila sfollati. Secondo le Nazioni Unite, l’assalto finale ha causato più di quattrocento morti.

L’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim) ha invece riferito che circa 400mila persone sono fuggite dal campo.

L’esercito sudanese ha più volte accusato gli Emirati Arabi Uniti di sostenere le Rsf, anche con la fornitura di armi, ma Abu Dhabi ha sempre smentito.

La guerra civile tra l’esercito e le Rsf ha causato decine di migliaia di morti e più di dodici milioni di sfollati. La crisi umanitaria in corso è una delle più gravi della storia recente.

Sia l’esercito sia le Rsf sono accusate di crimini di guerra per aver deliberatamente preso di mira i civili e bloccato gli aiuti umanitari.

Nel Darfur, nell’ovest del Sudan, si sono verificate alcune delle peggiori atrocità del conflitto, tra cui bombardamenti di aree residenziali, attacchi a campi di sfollati e violenze etniche sistematiche.