Cosa fa della scuola una learning organisation? Cosa fare per renderla un luogo al cui centro stanno i processi di apprendimento di chi studia e solo in funzione di ciò vi si insegna? A chiusura dell’anno scolastico queste note avevano dato una prima notizia del rapporto che Ocse e Unicef hanno pubblicato in maggio proponendo un modello di scuola che “guarda a chi studia” e “impara a imparare” in società incalzate dalle innovazioni e dalle crisi. Il rapporto illustra sette “dimensioni orientate all’azione” cui la nuova scuola deve badare.
1) Sviluppare e condividere una visione centrata sull’apprendimento di tutti gli studenti (non uno di meno). 2) Creare e sostenere continue opportunità di apprendimento per lo staff di docenti e operatori. 3) Promuovere gruppi di studio e collaborazione nell’intero staff. 4) Stabilizzare una cultura della ricerca, innovazione, esplorazione. 5) Incorporare sistemi di raccolta e scambio di conoscenze e apprendimenti. 6) Imparare con e da ambienti esterni e da altri sistemi di apprendimento. 7) Modellizzare e far crescere la leadership negli apprendimenti.
Una scuola non può in solitudine camminare su questa strada. È possibile se la sostengono dall’esterno: autorità centrali e locali, servizi sociali e sanitari, genitori e parenti, comunità locali, volontariato, imprese, network di scuole, università e istituzioni di alta cultura. Due elenchi un po’ frigidi, pieni di buone intenzioni, Saranno, sono sufficienti?
Questa rubrica è stata pubblicata il 2 settembre 2016 a pagina 92 di Internazionale. Compra questo numero | Abbonati
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