È cominciata con una rivolta dei giovani malgasci, esasperati dalle condizioni catastrofiche del paese. È finita il 14 ottobre, con la presa del potere dell’esercito.
Il colpo di stato è l’epilogo (senza dubbio provvisorio) di un movimento che aveva colpito per il suo legame con la rivolta della generazione Z in vari angoli del mondo, dal Nepal al Marocco. Una rabbia generazionale che in Madagascar ha provocato la fuga all’estero del presidente Andry Rajoelina e l’arrivo dei militari al potere.
I giovani malgasci, dai benestanti istruiti ai disoccupati dei quartieri popolari, si sono mobilitati inizialmente contro le interruzioni frequenti delle forniture d’acqua ed elettricità. Hanno adottato lo stesso emblema usato negli altri paesi in rivolta, un teschio con un cappello di paglia che rimanda al manga più letto al mondo, One Piece, uscito per la prima volta nel 1997, data di inizio della generazione Z.
È un movimento che non ha leader né portavoce, è abbastanza coordinato da poter durare nel tempo, ma non per imporsi in una crisi politica.
I militari malgasci che hanno preso il potere il 14 ottobre parlano di una transizione di due anni, ma ci sono ancora troppe incognite in una situazione che si evolve rapidamente. Cosa faranno i giovani manifestanti della generazione Z? Chi emergerà all’interno di un esercito che si ritrova improvvisamente a controllare il paese?
Inevitabilmente viene da pensare ai colpi di stato a cascata portati a termine negli ultimi anni nell’Africa francofona: Mali, Burkina Faso, Niger, Guinea, Gabon. Raramente i militari hanno mantenuto la promessa di facilitare una transizione verso il ritorno al potere civile e, nei paesi del Sahel, la conseguenza è stata spesso l’instaurazione di governi autoritari che non tollerano le contestazioni.
Il punto in comune tra i vari paesi è l’incuria delle istituzioni rovesciate, oltre che la corruzione dilagante. In Madagascar l’80 per cento della popolazione vive sotto la soglia di povertà. Il presidente cacciato non ha mantenuto le promesse di cambiamento.
Il ruolo della Francia
La questione del ruolo della Francia è un altro elemento rilevante. Rajoelina è stato condotto fuori dal paese a bordo di un aereo francese, anche perché ha la doppia nazionalità francese e malgascia. Tra gli slogan dei giovani manifestanti, alcuni erano rivolti contro l’ex potenza coloniale: “Francia, riprenditi Rajoelina, non lo vogliamo più”, si leggeva su alcuni cartelli.
Interrogato il 13 ottobre a Sharm el Sheikh, il presidente francese Emmanuel Macron (che ad aprile era stato in visita ufficiale in Madagascar) ha chiesto il rispetto delle istituzioni. Ventiquattr’ore dopo, l’esercito ha preso il potere. È l’ennesimo segnale di come le dinamiche politiche in Africa sfuggano completamente a Parigi.
Dieci giorni fa il presidente malgascio aveva parlato di “forze straniere” che si nascondevano dietro la rivolta, denunciando “i robot e le forze delle tenebre” che a suo dire stavano mettendo in atto “una manipolazione di massa dei giovani malgasci con l’obiettivo di seminare il caos e provocare un colpo di stato”. Alla fine il golpe c’è stato, ma non esistono prove di ingerenze straniere.
La realtà sociale del Madagascar è abbastanza critica da giustificare gli eventi, con una nuova generazione che non intende più subire senza reagire. Il problema è che difficilmente sarà ascoltata di più ora che l’esercito è al potere.
(Traduzione di Andrea Sparacino)
Iscriviti a Africana |
Cosa succede in Africa. A cura di Francesca Sibani. Ogni giovedì.
|
Iscriviti |
Iscriviti a Africana
|
Cosa succede in Africa. A cura di Francesca Sibani. Ogni giovedì.
|
Iscriviti |
Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it