Il trionfo di Zohran Mamdani alle primarie democratiche per scegliere il candidato sindaco di New York è più di una semplice sorpresa elettorale. È una conferma del fatto che una politica progressista, se condotta con disciplina, visione ed energia, può riscuotere un consenso ampio, anche in una città nota per le sue strutture di potere ben consolidate.

Non sono state delle primarie normali. Andrew Cuomo, ex governatore la cui caduta in disgrazia sembrava irreparabile fino a pochi anni fa, era considerato di gran lunga il favorito. Sostenuto dai soldi delle multinazionali, dai super pac (i comitati d’azione politica, formalmente indipendenti dai candidati, che mobilitano fondi per le campagne elettorali), e da donatori miliardari come Michael Bloomberg e Bill Ackman, Cuomo puntava sull’inerzia istituzionale e sul sostegno dall’alto. Eppure la sera del 24 giugno è stato evidente che tutto questo non sarebbe bastato.

Mamdani, 33 anni, cresciuto nel Queens e deputato dell’assemblea dello stato di New York, ha condotto una campagna tenacemente disciplinata, costruita intorno al tema del costo della vita, concentrandosi su questioni fondamentali come la casa, i trasporti e l’assistenza all’infanzia. I ripetuti tentativi di ridurre Mamdani a un “socialista musulmano” con idee radicali, d’imporre una politica identitaria divisiva o di rendere le elezioni un referendum su Israele sono tutti falliti.

Ma non è stato solo l’autocontrollo nella comunicazione a farlo vincere. Mamdani ha un talento politico legato a un carisma autentico. La sua proprietà di linguaggio, la chiarezza di intenti e la sua autenticità gli hanno permesso di parlare in modo convincente a elettori di estrazioni diverse. Non è stato l’ennesimo politico-attivista, si è dimostrato un leader naturale, una persona capace di comunicare verità morali senza suonare moralista.

D’altro canto, il tentativo di Cuomo di reinventarsi politicamente era problematico fin dal principio. La sua candidatura è stata percepita da molti elettori come un arrogante colpo di mano, un progetto di riabilitazione invece che un serio impegno ad affrontare le sfide della città. Non si è preoccupato di confrontarsi seriamente con il sistema elettorale relativamente nuovo di New York, noto come ranked-choice voting (un meccanismo complesso in cui ogni elettore può scegliere fino a cinque candidati e metterli in ordine di preferenza), tendendo ostinatamente a isolarsi invece che a costruire coalizioni, anche con figure centriste.

La differenza negli stili delle due campagne è stata netta e illuminante. Quella di Mamdani è nata dal basso, trainata da volontari appassionati, tra cui anche giovani attivisti dei Socialisti democratici d’America (Dsa). È stata anche moderna e intelligente, consapevole che una fetta crescente dell’elettorato forma le proprie opinioni sui social network, e capace di trovare modi innovativi di comunicare le proposte politiche. Quasi un quarto degli elettori che si sono espressi con un voto anticipato in queste primarie era formato da persone che partecipavano per la prima volta alle elezioni di New York.

Tuttavia, dai risultati è chiaro che la sua base elettorale non si è limitata agli elettori giovani e con un’istruzione universitaria, i più attivi nella sua campagna. Nello specifico, Mamdani ha vinto anche in quartieri come Bay Ridge, Bensonhurst, Dyker Heights, Sunset Park e Brighton Beach, tutte aree che alle presidenziali del 2024 avevano votato a destra.

È stato premiato il suo sforzo costante di arrivare a ragazze e ragazzi, appartenenti alla classe lavoratrice, che si sentivano delusi dal Partito democratico. Il primo video diventato popolare di Mamdani in questa campagna è stato messo online a novembre del 2024, quando il candidato è andato a intervistare gli abitanti di New York che avevano votato per Trump a proposito delle loro frustrazioni riguardo al costo della vita. Di fronte a un pubblico scettico, Mamdani è stato perfino in grado di indicare il socialismo democratico come una politica universale invece che come un marchio d’identità di una nicchia di persone o un’ideologia pericolosa.

Tuttavia, il lavoro di costruzione della coalizione è stato determinante tanto quanto la fermezza politica. Fondamentale per il successo largo di Mamdani è stato il sostegno di figure progressiste come Brad Lander, revisore dei conti della città di New York. Lander ha fatto campagna per se stesso, presentandosi come la persona più adatta a ricoprire la carica di sindaco, ma ha accettato la natura del ranked-choice voting (voto alternativo) e l’imperativo di sconfiggere Cuomo, esprimendo il suo appoggio anche per Mamdani. Il sostegno di Lander ha contribuito a creare un fronte unito e coeso – sempre più raro nei litigiosi circoli progressisti – e si è dimostrato decisivo.

Gli elettori da parte loro hanno dimostrato di essere pronti al cambiamento. Si sono rifiutati di cedere al cinico allarmismo sulla presunta ondata di crimine e antisemitismo che una vittoria di Mamdani avrebbe inaugurato. Al contrario, hanno guardato realisticamente alle proprie vite, hanno pesato i fallimenti del Partito democratico e hanno scelto qualcosa d’inedito, nuovo e radicalmente diverso rispetto a un establishment politico fallito.

Domande

Ma i risultati del 24 giugno portano con sé domande più profonde sul futuro. La vittoria di Mamdani a queste primarie, per quanto significativa, sarà messa alla prova alle elezioni di novembre: contro il sindaco Eric Adams e probabilmente di nuovo contro Cuomo, che potrebbe presentarsi da indipendente. Lo attende poi un test ancora più impegnativo: governare. I progressisti di tutti gli Stati Uniti hanno seguito da vicino le vicende di Brandon Johnson a Chicago, un altro promettente sindaco di sinistra, che è inciampato a causa di uno scontro con un’opposizione robusta, ma anche per i suoi fallimenti amministrativi. Mamdani dovrà superare meglio gli ostacoli, se sarà eletto.

I precedenti storici potrebbero offrire qualche rassicurazione a quelli che si augurano l’affermazione del favorito alla carica di sindaco. Il successo del socialismo in diversi comuni degli Stati Uniti – in città come Milwaukee con i cosiddetti socialisti delle fognature, e negli anni ottanta a Burlington con Bernie Sanders – è un esempio concreto di amministrazioni socialiste caratterizzate da competenza, efficienza e popolarità. L’eredità di Sanders a Burlington, soprattutto, rappresenta un modello che Mamdani potrebbe seguire: una gestione pragmatica ma fondata su princìpi profondi che costruisce gradualmente la propria legittimità tra gli scettici e gli oppositori.

I sindaci di New York sono tradizionalmente considerati persone che vengono dal nulla e finiscono nel nulla, politicamente parlando. Ma Mamdani potrebbe rompere questo schema seguendo la traiettoria di Sanders: da un’efficace leadership locale fino a diventare una voce della politica nazionale.

Tuttavia, per vincere Mamdani deve fidarsi del proprio giudizio, che si è già dimostrato acuto e strategicamente efficace. Deve proteggere la sua indipendenza da due strutture di potere della città: quella delle grandi aziende, che lo ha contrastato a ogni occasione, e quella dell’establishment progressista guidato dalle ong, il cui istinto politico si è dimostrato fallimentare alle ultime tornate elettorali.

Il programma di Mamdani, che coniuga “un’agenda per l’abbondanza”, incentrata sulla crescita dell’offerta di beni e servizi, con rivendicazioni per una redistribuzione giusta delle risorse e vasti investimenti nel settore pubblico, propone esattamente il modello di amministrazione socialdemocratica di cui New York ha disperatamente bisogno. Non c’è nulla di radicale in queste istanze. Piuttosto, la vera radicalità sta nell’entusiasmo suscitato tra gli elettori, compresi molti in precedenza del tutto disinteressati alla politica locale.

Il 24 giugno Mamdani ha portato a casa una grande vittoria nella città più grande degli Stati Uniti. Ma dobbiamo essere lucidi sulle sfide che lo aspettano. Le vittorie elettorali sono rilevanti solo se si traducono in miglioramenti concreti nella vita delle persone, e lo slancio politico può dissolversi rapidamente se l’azione amministrativa non è all’altezza delle aspettative. Mamdani ha di fronte a sé una responsabilità enorme, non solo nei confronti del suo elettorato locale, ma anche di un movimento progressista più grande che lo osserva con attenzione da ogni parte del paese, e del mondo.

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