Costruire centrali fotovoltaiche sulle miniere a cielo aperto potrebbe permettere di soddisfare tutta l’energia solare di cui abbiamo bisogno senza sottrarre spazio all’agricoltura o distruggere ecosistemi intatti, suggerisce uno studio pubblicato su Nature Sustainability.

Usando dati satellitari e altre informazioni, un gruppo di ricercatori cinesi ha individuato 47.900 chilometri quadrati di terreni degradati dalle attività minerarie con le caratteristiche adatte per ospitare impianti fotovoltaici.

Se tutta questa area fosse coperta da pannelli solari si potrebbero produrre poco meno di cinquemila terawattora di elettricità all’anno, abbastanza da soddisfare tutta la domanda di energia solare prevista per il 2050.

Questo risultato potrebbe essere raggiunto anche utilizzando in un primo momento solo gli spazi occupati dalle miniere abbandonate, passando a quelle attualmente attive a mano a mano che saranno esaurite.

Il potenziale è particolarmente alto nei paesi con una lunga storia di sfruttamento minerario, come Cina, Cile, Stati Uniti, Australia e Russia. In Cina novanta miniere di carbone sono già state trasformate in centrali fotovoltaiche, e decine di progetti simili sono stati approvati.

I ricercatori avvertono che costruire sulle miniere può comportare costi più elevati, dato che spesso è necessario bonificare i siti e realizzare le infrastrutture di collegamento, ma via via che i terreni disponibili diminuiscono la differenza potrebbe ridursi.

Questo testo è tratto dalla newsletter Pianeta

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