Mosca ha creato una rete su vasta scala e senza precedenti per integrare nella macchina da guerra russa i bambini portati via dall’Ucraina. Lo rivela un rapporto dello Humanitarian research lab (”laboratorio di ricerca umanitaria”, Hrl ) dell’università di Yale pubblicato il 16 settembre e intitolato I bambini rapiti dall’Ucraina. Nel cuore della rete russa di rieducazione e militarizzazione. Lo studio documenta il meccanismo logistico e operativo messo a punto dal Cremlino per russificare i bambini ucraini sottratti dal loro paese. Secondo le stime dell’Hrl, oggi sono 35mila.
Il rapporto registra l’esistenza di almeno 210 istituti, in tutta la Russia e nei territori ucraini occupati, incaricati di sottomettere i bambini a un processo di “rieducazione” e militarizzazione forzata. La diffusione di queste strutture, ancora in fase di crescita, è stupefacente: la rete si estende dal mar Nero alla costa dell’oceano Pacifico, passando per la Siberia, copre “più di 5.600 chilometri e diverse regioni della Russia e dell’Ucraina occupata”.
Ne sono stati identificati otto tipi diversi: scuole e basi militari, istituti medici, centri religiosi, scuole secondarie e università, alberghi, centri di assistenza familiare, orfanotrofi, colonie estive e sanatori. I bambini sono spesso detenuti per periodi di durata variabile: alcuni rimangono nelle strutture del Cremlino “solo temporaneamente, per poi essere rimandati a casa”, precisa il rapporto. In altri casi, invece, quelli che passano da questi istituti finiscono nel programma di adozioni forzate e sono affidati a delle famiglie in Russia per diventare cittadini russi a tutti gli effetti.
L’Hrl denuncia che “Mosca sfrutta un sistema forse senza precedenti di rieducazione su vasta scala e di addestramento militare, con dormitori capaci di accogliere decine di migliaia di bambini ucraini per lunghi periodi di tempo”. L’inchiesta documenta anche il coinvolgimento e la complicità del governo russo nel finanziamento dei campi e nel trasporto dei bambini, nei programmi di addestramento militare e nel processo di reclutamento. Più della metà dei siti identificati (almeno 106 su 210) sono direttamente gestiti da organismi governativi federali o locali. Per arrivare a queste conclusioni i ricercatori hanno combinato l’analisi delle informazioni provenienti da fonti di pubblico dominio – spesso citate nei documenti ufficiali russi – con l’esame di immagini satellitari.
Secondo il rapporto, nella maggior parte dei siti identificati (per l’esattezza nel 61,9 per cento) si sono svolte attività di rieducazione dei bambini ucraini. Queste comprendono “programmi culturali, patriottici o militari” in linea con gli interessi politici di Mosca e si “inseriscono nel quadro di una campagna più vasta ordinata da Vladimir Putin per russificare gli abitanti dei territori occupati dell’Ucraina”. Questa campagna “sistematica e deliberata prende di mira soprattutto i bambini”, precisa il documento, “in particolare delle categorie più vulnerabili, come gli orfani e quelli che vivono vicino alla linea del fronte”.
Addestrati e indottrinati
“Si tratta della più vasta operazione di sequestro di bambini dai tempi della seconda guerra mondiale, quando i nazisti rapirono migliaia di minori polacchi”, dice a Le Monde Nathaniel Raymond, direttore esecutivo dell’Hrl. “La Russia ha creato un sistema per il lavaggio del cervello dei bambini ucraini, per addestrarli come soldati e sostituire la loro identità ucraina con un’identità russa”.
Da una decina d’anni ormai il regime di Putin è impegnato a rafforzare l’educazione patriottica e la militarizzazione dei giovani, e oggi anche i minori ucraini “tra gli 8 e i 17 anni” sono integrati in questi programmi. Succede “in almeno 39 dei 210 centri identificati”, in misura “quasi uguale” tra gli istituti in Russia e quelli nei territori occupati. I ragazzi coinvolti sono addestrati al combattimento, partecipano alle parate patriottiche, studiano la storia militare e lavorano alla fabbricazione di materiale per le forze armate russe, in particolare nel settore dei droni.
Il rapporto riferisce che è impossibile sapere se alcuni dei bambini che hanno partecipato ai programmi militari sono stati poi inviati al fronte in Ucraina. Ma dei “casi di ragazzi ucraini arruolati nell’esercito russo sono già stato segnalati”, precisa il documento. A gennaio il Centro per la lotta alla disinformazione, un’organizzazione governativa ucraina, ha segnalato che già dal 2014 diversi ragazzi provenienti dai territori occupati dalla Russia sono stati arruolati nell’esercito russo e uccisi in combattimento nel 2022.
Nel 2014, dopo l’inizio della guerra nel Donbass, Mosca aveva messo in moto un meccanismo per la deportazione, la rieducazione, la militarizzazione, il trasferimento forzato e l’adozione di bambini provenienti dai territori occupati della Crimea e delle regioni di Luhansk e Donetsk. Dopo l’offensiva del 2022 “questi sforzi si sono intensificati ed estesi”, sottolinea il documento.
Le prove fornite in questo rapporto e nelle precedenti inchieste dell’Hrl costituiscono una base solida per individuare i crimini di guerra e contro l’umanità commessi da Mosca, afferma il centro di ricerca.
Le sue inchieste sui bambini ucraini rapiti dalla Russia sono un punto di riferimento, eppure il loro futuro è incerto. A maggio del 2025 l’amministrazione Trump ha tagliato i finanziamenti all’Hrl, che dipende dalle sovvenzioni del dipartimento di stato. “Ci hanno spiegato che chi indagava su Putin e sulla Russia non avrebbe più ricevuto un dollaro, per non compromettere i negoziati con Mosca”, dice arrabbiato Raymond, il direttore esecutivo. “Questo potrebbe essere il nostro ultimo rapporto. Per sopravvivere abbiamo bisogno di duecentomila dollari al mese (170mila euro). Ora abbiamo fondi sufficienti per arrivare fino a Natale. Dopo sarò costretto a licenziare tutti”.
(Traduzione di Andrea De Ritis)
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