Che film caotico e folle! In molte scene di I peccatori, la stranezza si trasforma in una forza straordinaria. Lo sceneggiatore-regista-produttore Ryan Coogler (Black Panther, Creed-Nato per combattere, Prossima fermata Fruitvale Station) crea una memorabile atmosfera densa nel suo racconto del Mississippi degli anni trenta, dove la malvagità delle leggi Jim Crow si scontra con quella paranormale sotto forma di vampiri che hanno un’offerta molto allettante da fare ai cittadini neri oppressi: vi piacerebbe avere la vita eterna e un potere sovrumano per uccidere chi volete?

Film provvidenziale nella sua originalità in un’era sempre più dominata dai rifacimenti, dai sequel e dalle serie, I peccatori ha trovato subito una sintonia con il pubblico. L’eccellente risultato iniziale al botteghino (63,5 milioni di dollari), straordinario per un film vietato ai minori di 17 anni, per di più bizzarro come questo, è stato stranamente sminuito da Variety, che ha preferito sottolineare che rispetto a un budget di 90 milioni di dollari “servirà ancora molto per renderlo redditizio”.

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Questa valutazione ha suscitato la reazione piccata dell’attore-regista-produttore Ben Stiller: “In quale universo un’uscita da 60 milioni di dollari per un film originale giustifica una valutazione del genere?”.

I peccatori racconta la storia di due gemelli dalla vita travagliata, Smoke e Stack Moore, entrambi interpretati da Michael B. Jordan, il cui sodalizio con Coogler è arrivato al quinto episodio. I Moore hanno vissuto un’infanzia brutale, seguita dall’orrore della prima guerra mondiale e da anni di affiliazione alla malavita di Chicago. Pensano quindi di essere abbastanza duri da tornare nel profondo sud e “affrontare il male che tutti conoscono” nella loro città natale. Armati fino ai denti e con una quantità sospetta di contante, vogliono aprire un locale in una segheria abbandonata. Al proprietario terriero bianco (Hogwood) che gliela vende, dicono che se qualcuno del Ku Klux Klan si fa vedere andrà incontro a una morte violenta e immediata.

Hogwood risponde che nella zona non c’è più nessuno del Klan.

Oh-oh.

Il ritorno dei gemelli Moore crea scompiglio nella comunità rurale, tra preoccupazioni e speranze. Le donne che i due si erano lasciati alle spalle – la moglie da cui Smoke è separato, Annie (Wunmi Mosaku), e l’ex ragazza di Stack, Mary (Hailee Steinfeld), che sembra bianca – vengono travolte da vecchi risentimenti e desideri. Il nipote dei gemelli, Sammie Moore (Miles Caton), ha un grande talento musicale e avrà l’occasione di suonare la chitarra blues nel nuovo locale, sfidando il padre-predicatore Jedidiah Moore (Saul Williams). Il locale dei gemelli promette non soltanto serate divertenti per i braccianti impoveriti e altri lavoratori locali, ma anche posti di lavoro ben retribuiti se dovesse avere successo.

Delta Slim (Delroy Lindo), formidabile suonatore di armonica e bevitore accanito, condivide il sogno dei Moore di creare un locale nero che celebri il blues, così come la cantante Pearline (Jayme Lawson), amante di Sammie. Il gigantesco bracciante Cornbread (Omar Benson Miller), assunto come buttafuori, viene coinvolto nell’iniziativa insieme ai proprietari cinesi di un negozio di alimentari locale, Grace (Li Jun Li) e Bo Chow (Yao), a cui spetterà il compito di fornire cibo e creare l’insegna del locale.

La musica lega tra loro tutti i personaggi, in un flusso trascendente che evoca spettri del passato e del futuro. Come succede nell’esaltante serata di apertura del locale, in cui Sammie fa il suo debutto da solo sul palco. Caton, nel ruolo di Sammie, sfoggia la sua ipnotica voce da baritono e contribuisce a rendere commovente questa scena fantastica. L’ambiziosa colonna sonora del film, firmata da un altro collaboratore assiduo di Coogler, Ludwig Göransson, si affida alla storia del blues ma anche ad artisti contemporanei come Brittany Howard e Bobby Rush.

Vi consiglio di restare seduti fino alla fine dei titoli di coda per ammirare il leggendario cantante e chitarrista blues Buddy Guy, arrivato alla veneranda età di 88 anni, e la sua parte nel film.

Un’altra prova dell’ambizione di Coogler è che il film è stato girato in pellicola da Autumn Durald Arkapaw (The Last showgirl, Black Panther: Wakanda forever) in due formati, Ultra Panavision 70 e Imax 65. Una scelta che ha ritardato l’uscita del film a causa della carenza di laboratori adatti per sviluppare la pellicola.

Nella sua “fluidità rispetto ai generi”, come l’ha definita Coogler in diverse interviste, il film evoca influenze come il romanzo di vampiri Le notti di Salem (Sperling & Kupfer 2013), di Stephen King, i film di Robert Rodriguez – soprattutto il capolavoro pulp, horror e comico Dal tramonto all’alba (1996) – e le opere dei fratelli Coen. Nei Peccatori troviamo diverse citazioni di Fratello dove sei? (2000) dei Coen, un altro film ambientato nel Mississippi degli anni trenta in cui la terribile storia razzista del sud viene raccontata attraverso la musica.

L’impressione che I peccatori sia un film caotico deriva in gran parte dai cambiamenti di tonalità tra l’horror, la commedia e il dramma, oltre che da alcune scene scritte in modo approssimativo e da personaggi monodimensionali. Ma il fatto che Sinners non sia un capolavoro non significa che non sia estremamente apprezzabile e vivace. Soprattutto, il film arriva nelle sale in un momento ideale.

Come ci racconta la voce narrante all’inizio, suonare una musica spirituale come il blues significa correre il rischio di evocare il male, come affermano molte leggende del profondo sud. Robert Johnson avrebbe incontrato il diavolo a un crocicchio di campagna, barattando la sua anima per la capacità di suonare la chitarra in modo soprannaturale. Ma quello di Johnson è soltanto l’esempio più famoso di una lunga serie di “patti”. In Fratello dove sei?, a fare l’incontro fatale a mezzanotte è Tommy Jones.

Nei Peccatori il male assume le fattezze di un vampiro irlandese del diciannovesimo secolo immigrato negli Stati Uniti, Remmick (Jack O’Connell). Fuggito dai suoi carcerieri Choctaw, Remmick è in cerca di prede locali. Presto la sua banda di vampiri assedia il locale dei gemelli, in una delle più stupefacenti sequenze cinematografiche che abbia mai visto. Lo spettatore resterà a bocca aperta osservando Remmick là fuori, impegnato a cantare le sue allegre e spettrali canzoni irlandesi per terrorizzare gli avventori del locale mentre gli altri vampiri ballano in cerchio intorno all’edificio, con un ghigno stampato in faccia.

Poi, in un momento di ilarità da brividi, Remmick danza una demoniaca giga irlandese. È come osservare la proiezione di un incubo folle causato dalla visione di un vecchio documentario sulla mescolanza tra la musica irlandese e quella africana nel sud schiavista, all’origine di quello che oggi è conosciuto come tip-tap.

Nonostante le allusioni evidenti ad altri film e la sua partecipazione al vasto progetto di Jordan Peele di raccontare la tragedia della storia nera attraverso il genere horror – Scappa-Get out (2017), Noi (2019) e Nope (2022) –, I peccatori è un film senza paragoni. A volte è selvaggio come un’idea emersa direttamente la dalla parte più primitiva e istintiva della nostra mente e mai rielaborata. Lo consiglio anche solo per questo.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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