Il mare che separa la Tunisia dall’Italia diventa ogni giorno più profondo e freddo. La distanza è così ampia che per colmarla non bastano più le parole rassicuranti dei diplomatici. Il 25 marzo il ministro degli esteri tunisino Othman al Jarandi ha incontrato a Roma il suo collega italiano Luigi Di Maio e la ministra dell’interno Luciana Lamorgese per discutere degli sforzi congiunti contro l’immigrazione illegale. C’è da dire che la Tunisia sta annegando nei problemi interni e non è in grado di imporre le sue condizioni al tavolo dei negoziati. Ma sono anni ormai che l’Italia non si comporta onorevolmente su questo terreno: sostiene di cercare soluzioni condivise, ma in pratica fa solo i suoi interessi. Questo comportamento è l’espressione diretta di una prospettiva di estrema destra che rifiuta di prendere in considerazione le proposte per risolvere la gestione dei flussi migratori in modi più realistici e possibilmente vantaggiosi per entrambi i paesi. Ricordiamo le parole del sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, che tre anni fa in un’intervista ad Al Araby al Jadid ha detto: “Un giorno saremo tutti considerati responsabili, come lo furono i nazisti. A volte mi vergogno di essere europeo, perché alcune leggi europee sono criminali”. Anche Giuseppe Gianni, il sindaco del comune siciliano di Priolo Gargallo, propone un approccio più umano, basato sulla creazione di corridoi legali per le migrazioni.
Lo scontro tra Tunisia e Italia quindi non è dovuto alla mancanza di soluzioni, ma alla mancanza di volontà da parte dei politici di discutere proposte che potrebbero mettere fine alla crisi migratoria. Deriva anche da una certa mentalità italiana, che ancora considera i paesi della sponda sud del Mediterraneo – la Tunisia come la Libia – territori coloniali. È la stessa mentalità che ha permesso all’Italia di abbandonare i suoi rifiuti in Tunisia. Quando una parte degli italiani e degli europei rinuncerà a questo atteggiamento, il Mediterraneo diventerà un posto molto più sicuro. ◆ cc
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Questo articolo è uscito sul numero 1403 di Internazionale, a pagina 46. Compra questo numero | Abbonati