Il buio, sedimento nel fondo oculare

[dei giorni invernali,

screziato di caldi quadrati accesi

scende da ogni dove sui vecchi edifici,

dai quadrati un andirivieni

persone tristi in questo sabato irrealizzato

che mette l’ennesima smagliatura ai loro

[destini spianati.

E fuori, nella città senzatetto,

all’una di notte, a meno quindici,

il picchiettio di un paio

di tacchi echeggia nel sonno degli addormentati

[sul marciapiede

e il loro incubo fiorisce in un’immagine luminosa:

branchi di elefanti artici bianchi

corrono felici

per campi e pendii polari

scintillanti di brina.

Valeri Vergilov è un poeta, giornalista e saggista bulgaro nato nel 1956. Approdato alla poesia nel 2018, da allora ha pubblicato tre raccolte. Questo testo è tratto dalla seconda, Tečenieto na bezslednata voda (“Lo scorrere dell’acqua irrintracciabile”, Faber 2021). Traduzione dal bulgaro di Alessandra Bertuccelli.

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Questo articolo è uscito sul numero 1612 di Internazionale, a pagina 86. Compra questo numero | Abbonati