Sento ancora mio figlio ridere
in queste pareti che invecchiano
il suo odore in tutti i mari che attraverso
il suono della luce sui capelli di lui
sotto la coltre del mio cuore
Vedo ancora mio figlio crescere
nelle stanze segrete del pensiero
in ogni istante un altro si rifugia
il tempo si nasconde con cura
e da lì resta a guardarmi
In certi momenti vorremmo fermare il vento
scendere in una delle vecchie fermate della vita
aggrapparci alla piccola mano che si tende a noi
guardare con nostalgia gli occhi ignari del mondo
luce del mio petto! richiamo che lancio al domani
Amore mio ultimo, primavera del mio vivere
anche quando non sarò più
stringilo forte a te,
non dimenticarlo mai
questo mio amore.
Tuğrul Tanyol è un poeta turco nato nel 1953. Autore di dodici raccolte, appartiene alla “generazione degli anni ottanta,” un gruppo di poeti che dopo il colpo di stato militare del 1980 prese le distanze dalla poesia militante del decennio precedente. In italiano è disponibile l’antologia Il vino dei giorni a venire – Poesie 1971-2016 (Giuliano Ladolfi Editore 2016). Questo testo è tratto dalla raccolta Gidilmemiş bir yol (“Una strada non percorsa”, Sia Kitap 2020). Traduzione dal turco di Nicola Verderame.
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Questo articolo è uscito sul numero 1623 di Internazionale, a pagina 118. Compra questo numero | Abbonati