Jeanine Áñez, ex presidente ad interim della Bolivia, è stata arrestata a Trinidad il 13 marzo con l’accusa di cospirazione, sedizione e terrorismo per il ruolo avuto nelle proteste seguite alla rinuncia di Evo Morales, nel novembre del 2019. Secondo l’agenzia di stampa statale Abi, l’ex presidente (di destra) era nascosta dentro la struttura del letto quando gli agenti l’hanno trovata. È stata portata in carcere a La Paz. Il governo boliviano ha assicurato che la magistratura sta operando in modo indipendente, ma scesa dall’aereo Áñez è stata scortata dal ministro dell’interno Carlos Eduardo del Castillo. “Non abbiamo paura di chi la pensa in modo diverso. Questo governo non sta perseguitando nessuno. Sta solo garantendo che ci sia giustizia”, ha detto Castillo. La procura accusa i vertici del governo di Áñez di aver provocato più di trenta vittime nella repressione delle proteste seguite alla rinuncia di Morales. L’accusa di “sedizione, cospirazione e terrorismo” si riferisce al periodo tra il 12 novembre 2019 e l’8 novembre 2020, quando alla presidenza si è insediato Luis Arce (Mas), vincitore delle elezioni di ottobre. L’ordine d’arresto riguarda anche alcuni ministri del governo Áñez.

L’ex presidente, che si è detta vittima di una persecuzione politica, ha inviato alcune lettere ai rappresentanti dell’Unione europea in Bolivia e all’Organizzazione degli stati americani (Oea), chiedendo di mandare osservatori imparziali nel paese per seguire il processo contro di lei. Senza citare direttamente Áñez, il 13 marzo Morales ha chiesto una punizione severa “per dare giustizia alle 36 vittime, alle centinaia di feriti e alle 1.500 persone arrestate illegalmente durante il colpo di stato”.

Presidente della Bolivia dal 2006, Morales nel 2019 ha cercato di ottenere un quarto mandato, ma è stato accusato di irregolarità nelle elezioni. A causa della pressione dell’esercito e dei movimenti popolari, ha rinunciato all’incarico il 10 novembre. Due giorni dopo Áñez ha ottenuto il potere al termine di una discussa manovra politica, approfittando di un vuoto legislativo e dopo che tutte le principali cariche dello stato si erano dimesse.

Critiche e corruzione

Una volta al governo Áñez ha affrontato la dura opposizione del Mas. Nello stesso periodo la magistratura ha aperto una serie di processi contro Morales, accusato di terrorismo per aver istigato alla violenza. Contro l’ex presidente è stato spiccato un mandato d’arresto, ma lui si è rifugiato all’estero. L’ordine d’arresto è stato cancellato a ottobre, dopo la vittoria di Arce. Áñez è stata criticata anche per la gestione della pandemia. Non sono mancati casi di corruzione, come quello delle fatture gonfiate per l’acquisto di respiratori che ha portato all’arresto del ministro della salute.

Da sapere
Due anni di cambiamenti

◆Alle elezioni dell’ottobre 2019 Evo Morales, presidente della Bolivia dal 2006 e candidato del Movimento al socialismo (Mas), era in vantaggio sullo sfidante di destra Carlos Mesa ma ci furono accuse di irregolarità nel voto. Dopo settimane di proteste violente in tutto il paese, il capo delle forze armate “esortò” Morales a dimettersi. Al suo posto subentrò per meno di un anno Jeanine Áñez (destra), vicepresidente del senato. Alle elezioni presidenziali dell’ottobre del 2020 è stato eletto presidente Luis Arce, candidato del Mas. Bbc


La detenzione di Áñez è arrivata pochi giorni dopo la sua sconfitta alle elezioni locali dell’8 marzo, in cui era candidata a governatrice del dipartimento di Beni. Invece Luis Fernando Camacho, come Áñez esponente della destra e coinvolto nelle proteste del 2019 contro Morales, ha vinto le elezioni ed è stato eletto governatore di Santa Cruz (bastione dell’opposizione al Mas). L’ex presidente Carlos Mesa, candidato anche alle elezioni del 2019 e del 2020, è stato uno dei primi a criticare l’arresto di Áñez. In un’intervista alla Cnn, Mesa ha detto che l’arresto è un atto di persecuzione politica. Poi sui social network ha scritto che “si perseguita chi ha difeso la democrazia e la libertà nel 2019”. ◆ as

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Questo articolo è uscito sul numero 1401 di Internazionale, a pagina 30. Compra questo numero | Abbonati