Il 4 luglio la contea di Kerr, in Texas, è stata colpita da una delle più gravi alluvioni mai registrate. Le condizioni meteorologiche e geografiche si sono allineate per creare lo scenario peggiore, in una regione dove la conformazione del territorio aumenta il rischio di inondazioni improvvise. Le piogge forti e prolungate si sono abbattute sull’area dopo un periodo di siccità, che aveva reso il terreno duro e incapace di assorbire grandi quantità d’acqua. Visto che la tempesta si è intensificata durante la notte, gli allarmi lanciati dal Servizio meteorologico nazionale (Nws) sono arrivati quando molti stavano ancora dormendo. L’acqua ha travolto alberi, automobili e case. Secondo le autorità, sono morte almeno 119 persone in tutto lo stato, comprese decine di bambine e adolescenti.

Jess Neumann, idrologa dell’università di Reading, nel Regno Unito, spiega che un’atmosfera più calda fa crescere le probabilità di precipitazioni capaci di provocare inondazioni, ma le comunità non si preparano a questi fenomeni con la stessa attenzione che dedicano a terremoti e incendi. Spesso spetta alle amministrazioni locali dotarsi di sirene e altri sistemi di allarme per avvertire i cittadini.

Trasformare le previsioni del tempo in azioni sul campo è difficile, ma secondo Neumann è diventato essenziale in tutto il mondo. “È frustrante, in questi casi, sentir dire che è caduta una quantità di pioggia senza precedenti e non abbiamo potuto reagire in modo adeguato. Bisogna cominciare a pensare in modo nuovo e cambiare i meccanismi di allerta. Dobbiamo aiutare le persone a prepararsi”.

Dopo i disastri naturali i commenti si dividono in base all’appartenenza politica. Tuttavia, come è successo con gli incendi a Los Angeles e gli uragani in Florida, la realtà è più sfumata. I primi a essere incolpati sono stati i meteorologi, accusati dai politici texani repubblicani di aver sottovalutato la quantità di pioggia che avrebbe colpito la regione. In realtà i meteorologi di tutto il paese sostengono che le previsioni dell’Nws sono state accurate e tempestive. Il 3 luglio avevano scritto che “precipitazioni totali tra 2,5 e 7,5 centimetri appaiono probabili, e localmente potrebbero arrivare fino a 12,5 o 18 centimetri se le tempeste dovessero concentrarsi”. Inoltre avevano diffuso un allarme per le inondazioni nella contea di Hill, nel Texas sudoccidentale, precisando che i modelli restavano “in disaccordo” sul punto esatto in cui le precipitazioni sarebbero state più pesanti. In alcune aree sono caduti fino a 30 centimetri di pioggia.

Nelle prime ore del 4 luglio l’Nws ha diffuso allarmi a livello “rischio di morte”. Poco dopo le 5.30 del mattino è arrivato un altro avviso, secondo cui “un’onda enorme e mortale” stava scorrendo lungo il fiume Guadalupe. Ma a quel punto Camp Mystic, un campeggio cristiano per ragazze nei pressi di Kerrville, era già stato colpito dall’alluvione. Gli avvisi hanno dovuto fare i conti con quello che i meteorologi chiamano “il problema dell’ultimo chilometro”, cioè la difficoltà di comunicare in modo rapido ed efficace le informazioni alle persone che ne hanno bisogno. Gli allarmi vengono diffusi attraverso i telefoni con lo stesso meccanismo usato durante gli uragani, ma si rivelano inutili se i dispositivi non hanno campo o se le notifiche sono state disattivate.

Tagli pericolosi

Qualcuno poi ha ipotizzato che i tagli imposti dall’amministrazione Trump all’Nws e all’Amministrazione nazionale per l’oceano e l’atmosfera (Noaa) abbiano messo in difficoltà il sistema di previsioni e avvisi. All’inizio dell’anno Trump e il miliardario Elon Musk hanno ridotto il personale della Noaa del 10 per cento, licenziando anche 600 dipendenti dell’Nws. Altre centinaia di dipendenti sono andati in pensione anticipata, compreso Paul Yura, il meteorologo che si occupava del coordinamento degli avvisi nella sede di Austin-San Antonio, quella che gestisce la regione dove si sono abbattute le inondazioni del 4 luglio.

Già nei mesi scorsi era stato sottolineato che i tagli alla Noaa avrebbero potuto compromettere l’efficacia delle previsioni e mettere in pericolo la popolazione. A maggio cinque ex direttori dell’Nws hanno pubblicato una lettera aperta in qui dichiaravano: “Il nostro incubo peggiore è che gli uffici per le previsioni meteorologiche saranno così a corto di personale che si verificheranno perdite di vite umane evitabili”.

Resta il fatto che gli uffici responsabili del monitoraggio della situazione in Texas tra il 4 e il 5 luglio avevano risorse e dipendenti a sufficienza per prevedere le alluvioni e diffondere gli allarmi. Tuttavia, molti meteorologi sono preoccupati dalla possibilità che un evento simile possa verificarsi in aree dove l’Nws ha gravi carenze di personale. Altri sono convinti che i tagli dell’amministrazione Trump complicheranno la raccolta e l’analisi dei dati indispensabili per prevedere fenomeni come le alluvioni e gli uragani.

Infine si discute del ruolo del cambiamento climatico. I climatologi ricordano che il riscaldamento dell’atmosfera rende più probabili gli eventi estremi. Però, come succede sempre in meteorologia, è difficile sostenere che una particolare tempesta sia stata “causata” dal cambiamento climatico. Le piogge intense e le inondazioni non sono rare in quest’area del Texas, al punto che la contea di Hill è chiamata “il corridoio delle alluvioni-lampo”. Inoltre bisogna considerare che le esondazioni dei fiumi possono essere provocate anche da altre attività umane. Ma Daniel Swain, climatologo dell’università della California, ha scritto su BlueSky che le precipitazioni nella contea di Hill sono esattamente il genere di fenomeno meteorologico causato dalla crisi climatica. “Qui non si tratta di stabilire se il cambiamento climatico abbia avuto un ruolo, ma di capire quanto sia stato grande questo ruolo”. ◆ as

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Questo articolo è uscito sul numero 1622 di Internazionale, a pagina 22. Compra questo numero | Abbonati