L’immagine ha senza dubbio un peso simbolico: la mattina del 7 settembre la sede del governo ucraino, a Kiev, è ancora in fiamme, diverse ore dopo i bombardamenti della notte. Il fuoco avvolge i due piani superiori dell’imponente edificio, costruito negli anni trenta nel quartiere di Lypky.
“Per la prima volta l’edificio del governo è stato danneggiato da un attacco nemico”, ha detto la premier Julija Svyrydenko. “Ricostruiremo gli edifici, ma le vite perse non ci saranno restituite. Il mondo deve reagire alla distruzione con azioni concrete. Bisogna incrementare le sanzioni contro il petrolio e il gas russi e colpire la macchina militare del Cremlino”.
Il presidente statunitense Donald Trump si è detto pronto a varare nuove sanzioni. Il bilancio dell’attacco del 7 settembre è di quattro morti e 44 feriti (altre 33 persone sono morte nei bombardamenti russi tra l’8 e il 10 settembre, tra cui 24 anziani in fila per la pensione nel villaggio di Jarova, nella regione di Donetsk).
L’aeronautica russa ha lanciato sull’Ucraina la cifra record di 823 tra droni kamikaze e missili balistici. Come succede sempre, i russi hanno colpito obiettivi strategici e militari, ma anche quartieri residenziali. Nel distretto di Svjatošyn, già bombardato più volte, una madre e il figlio di due mesi sono morti nel loro appartamento. “È un crimine deliberato, un modo per prolungare la guerra”, ha detto il presidente ucraino Volodymyr Zelenskyj.
Il nodo del petrolio
Quest’ennesimo attacco arriva dopo un inizio agosto relativamente calmo. Poi a metà del mese, con l’incontro in Alaska tra il leader russo Vladimir Putin e Trump, i bombardamenti sono ripresi, proprio mentre era evidente il fallimento dell’offensiva estiva della Russia nel Donbass: com’era successo nello stesso periodo del 2024, i soldati del Cremlino non sono riusciti a conquistare la città di Pokrovsk.
Il 7 settembre i missili e i droni hanno colpito diversi edifici amministrativi a Sumy, alcuni quartieri residenziali di Odessa, ma anche – per la prima volta – un ponte sul Dnipro nella città di Kremenčuk, nel centro dell’Ucraina. “In un paese così grande non è pensabile avere una difesa aerea impenetrabile. È praticamente impossibile”, ha detto il portavoce dell’aeronautica Jurij Ihnat, spiegando però che su 823 ordigni 751 sono stati intercettati.
◆ “La Polonia ha abbattuto diversi droni russi nelle prime ore del 10 settembre, in quello che sembra un nuovo capitolo dell’escalation di Mosca per mettere alla prova la Nato”, scrive il sito d’informazione Politico. “I polacchi hanno affermato che l’incursione, che ha costretto alla chiusura l’aeroporto di Varsavia, ha coinvolto una decina di droni, alcuni dei quali ritenuti una ‘minaccia potenziale’ e abbattuti da caccia polacchi e olandesi in quattro località nell’est del paese: Wyryky (dove i resti di un ordigno hanno distrutto il tetto di una casa), Czosnówka, Mniszków e Cześniki. Il premier Donald Tusk ha osservato che per la prima volta i droni sono arrivati direttamente dalla Bielorussia, invece di sconfinare durante gli attacchi all’Ucraina. La Nato ha reso noto di essere in costante contatto con Varsavia, e il presidente polacco Karol Nawrocki ha chiesto l’attivazione dell’articolo 4 dell’alleanza, che prevede l’organizzazione di consultazioni quando la sicurezza di un alleato è minacciata”.
“Non è stato un caso. È stato un test. Dei cento droni lanciati dai russi contro l’Ucraina, almeno otto sono penetrati nello spazio aereo polacco. Le difese antiaeree della Nato hanno funzionato. Ma questa è la cosa meno rilevante. La vera domanda è: e adesso?”, si chiede il settimanale polacco Tygodnik Powszechny. “I russi non hanno testato la capacità dei nostri caccia di abbattere i droni, ma la reazione della politica a un’escalation così drammatica. Spie, incendi dolosi, attacchi informatici: gli strumenti usati da Mosca per le operazioni di sabotaggio sono diversi. Finora, però, le sue provocazioni sono rimaste impunite. E il risultato è una nuova minaccia per i civili polacchi. L’attacco russo è anche guerra psicologica. Con le esercitazioni militari organizzate in Bielorussia, punta a creare un clima di paura, per ostacolare le azioni degli europei e favorire le forze estremiste e antiucraine. La Nato si prepara da più di tre anni a questo scenario. Speriamo sia pronta”, conclude il giornale.
Negli ultimi mesi i droni kamikaze lanciati dai russi sono aumentati sensibilmente, fino a diverse centinaia ogni notte. Il Cremlino ha deciso di colpire duramente l’Ucraina. A Kiev diversi esperti militari prevedono che nei prossimi mesi, tra l’autunno e l’inverno, l’esercito russo sarà in grado di lanciare in una sola notte migliaia di droni, con l’obiettivo di saturare la difesa antiaerea di Kiev. Gli osservatori hanno fatto notare che stavolta i droni lanciati su Kiev erano partiti dalla Bielorussia.
Il bombardamento del 7 settembre potrebbe segnare anche l’inizio di una nuova campagna di attacchi alle infrastrutture energetiche ed elettriche. Negli ultimi giorni ne sono state colpite diverse, forse in risposta alle recenti offensive ucraine contro le raffinerie russe. E in effetti l’altro elemento strategicamente significativo di questa fine estate è proprio la capacità degli ucraini di moltiplicare i bombardamenti a lungo raggio contro le raffinerie in Russia, provocando problemi di approvvigionamento in diverse regioni. Queste difficoltà sono molto pericolose per il regime di Putin, che vuole a ogni costo a fermare i raid ucraini. Nella notte tra e il 6 e il 7 settembre i missili e i droni di Kiev hanno colpito una raffineria nella regione russa di Brjansk. “L’impianto aveva un’importanza strategica per il trasporto di prodotti petroliferi verso l’esercito di occupazione russo”, ha detto un portavoce dello stato maggiore ucraino. ◆ adr
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Questo articolo è uscito sul numero 1631 di Internazionale, a pagina 26. Compra questo numero | Abbonati