Nel giro di un paio di giorni Elon Musk ha lasciato il Doge, il dipartimento per l’efficienza governativa che guidava nell’amministrazione Trump, e sembra passato all’opposizione, con duri attacchi alla legge di bilancio. Musk è instabile. Magari per l’abuso di droghe rivelato dal New York Times? Di sicuro, in questi pochi mesi dentro la Casa Bianca ha sistemato alcuni dei problemi che più lo angosciavano. E l’ha fatto sfruttando l’accesso privilegiato al presidente, che rendeva tutto più semplice. Nel 2022 aveva comprato Twitter, poi diventato X, per 44 miliardi di dollari, un’enormità: il social media gestito da Musk aveva fatto scappare inserzionisti e utenti. Musk si trovava con un’azienda svuotata di valore e di potenziale, ma schiacciata dai debiti con le banche. Mentre era al Doge, ha fatto assorbire X dalla sua azienda d’intelligenza artificiale, la xAi. Le banche hanno sfruttato la vicinanza di Musk a Trump per cedere il loro credito, che all’improvviso sembrava meno rischioso, senza rimetterci nulla. La nuova azienda vale 113 miliardi di dollari: in particolare X vale 33 miliardi e xAi ottanta. Ora Musk vuole vendere trecento milioni di dollari di azioni per confermare questa valutazione stellare. Con il sostegno a Trump, Musk non voleva salvare l’America, ma solo le sue aziende. Missione compiuta. ◆
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Questo articolo è uscito sul numero 1617 di Internazionale, a pagina 108. Compra questo numero | Abbonati