Il presidente francese Emmanuel Macron non ha preso le distanze dalla ministra dell’istruzione superiore Frédérique Vidal, che il 16 febbraio ha definito l’islamo-gauchisme (islamo-sinistra) “una cancrena per l’università e per l’intera società francese” e ha chiesto al Centro nazionale per la ricerca scientifica (Cnrs) di aprire un’indagine per distinguere “la ricerca dalla militanza e dalle opinioni politiche” negli atenei francesi. Macron era rimasto in silenzio anche quando il ministro dell’interno Gérald Darmanin ha accusato la leader del Rassemblement national (Rn, estrema destra) Marine Le Pen di essere “troppo tenera” nei confronti dell’islam radicale. Non è più sostenibile la favola secondo cui le dichiarazioni di Vidal su CNews, il canale tv preferito della destra e dell’estrema destra, sono state solo uno scivolone dovuto a una domanda insidiosa. Ribadendo tesi simili sul Journal du Dimanche del 21 febbraio e poi alla radio Rtl, Vidal ha dimostrato che la sua richiesta non mirava solo a distogliere l’attenzione da questioni imbarazzanti come i problemi economici degli studenti dovuti al covid-19 e il fatto che la ricerca francese non ha avuto nessun ruolo nello sviluppo dei vaccini. La sua uscita è stata chiaramente autorizzata ai livelli più alti e ha la benedizione implicita del presidente. Macron ha ricordato il proprio “attaccamento assoluto all’indipendenza degli insegnanti e dei ricercatori”, ma non ha sconfessato la ministra.
L’intenzione del presidente sembra chiara: mobilitare la destra e l’estrema destra per intercettare gli elettori dei Republicains (centrodestra) e dell’Rn. Si tratta di una “triangolazione”, un’incursione in territorio nemico per prepararsi a una possibile sfida con Le Pen al secondo turno delle presidenziali del 2022. È una manovra simile a quella di Darmanin, che si è presentato come paladino dell’intransigenza in occasione del confronto televisivo con Le Pen.
Il guaio è che la denuncia dell’islamo-gauchisme da parte di Vidal non è solo il risultato di calcoli elettorali, ma tocca problemi cruciali per la società francese: la lotta contro l’islam radicale, i rapporti tra francesi di origini diverse e l’impegno contro il razzismo, l’antisemitismo e le discriminazioni. Su questi temi, che dividono nettamente la sinistra dalla destra, le posizioni di Macron non sono più chiare di quelle della sua ministra, che sostiene di voler colpire “tutti i radicalismi che attraversano la nostra società” e mescola nello stesso calderone l’islamo-gauchisme e il “postcolonialismo”.
Anche se queste due nozioni hanno contorni vaghi, inquadrano tendenze effettivamente presenti nei dibattiti accademici e politici francesi. La prima è legata alla tentazione di una parte dell’estrema sinistra di allearsi con l’islam radicale, sostituendo i musulmani al proletariato come forza rivoluzionaria. Questa idea si è concretizzata soprattutto nella partecipazione congiunta di organizzazioni di sinistra e di militanti dell’islam politico alla manifestazione “contro l’islamofobia” che si è svolta il 10 novembre a Parigi.
Il “postcolonialismo” che tanto preoccupa la ministra rappresenta un’altra corrente di pensiero: quella che studia e denuncia il peso del passato coloniale nella società francese e la sua influenza sullo status sociale dei discendenti degli immigrati provenienti dalle ex colonie. Le due tendenze possono essere legate: alcuni ricercatori militanti, infatti, sostengono l’assurdità storica secondo cui lo stato francese è intrinsecamente razzista in quanto non ha mai superato la sua struttura coloniale. Da questa posizione deriva l’idea secondo cui le politiche dello stato prenderebbero di mira per principio i musulmani, ancora considerati come degli indigeni.
◆ Il termine _ islamo-gauchisme_ (dalla parola gauchiste, di sinistra) è stato usato per la prima volta dal politologo **Pierre-André Taguieff **nel 2002 per indicare la convergenza tra gruppi di estrema sinistra e islam radicale nel contesto della seconda intifada palestinese. In seguito all’ondata di attentati terroristici che ha colpito la Francia dal 2012 è stato usato, soprattutto all’interno del mondo accademico, per denunciare la presunta legittimazione dell’estremismo islamico da parte della sinistra. Un recente studio ha mostrato che su Twitter l’espressione è usata soprattutto da account legati all’estrema destra. Lo stesso Taguieff ha denunciato la strumentalizzazione del concetto.
Di queste derive, come dell’inquietante tendenza a “razzializzare” i rapporti sociali e ad assegnare agli individui delle “identità” immutabili, dovrebbero occuparsi il dibattito intellettuale e politico e all’occorrenza anche le leggi contro l’istigazione all’odio, ma sicuramente non il ministero dell’istruzione superiore. D’altronde non c’è motivo di lanciare la caccia alle streghe “postcoloniali”, quando si tratta di un tema di ricerca assolutamente legittimo, in cui tra l’altro la Francia mostra un evidente ritardo. Molti passaggi della storia coloniale francese devono ancora essere esplorati e chiariti, e lo stesso vale per i legami tra decolonizzazione e immigrazione. Chi può negare che un francese di origine algerina sia percepito in modo diverso rispetto a uno di origine portoghese o pachistana?
Troppe ambiguità
Per uscire da questo vicolo cieco sarebbe utile prima di tutto che il presidente chiarisse la sua posizione. Dobbiamo credere al Macron che a dicembre proclamava su L’Express che “la repubblica è plurale”, che ciascuno deve “poter essere pienamente francese e coltivare un’altra appartenenza” e che bisogna “guardare in faccia la nostra storia nella sua pluralità e nelle sue zone oscure”? O a quello che permette alla sua ministra di accusare di estremismo tutti gli studi postcoloniali, quando il loro obiettivo è proprio illuminare le zone d’ombra? Dobbiamo credere al Macron che ammette che “essere un uomo bianco può essere vissuto come un privilegio”? O a quello che con i suoi silenzi offre una sponda a chi rifiuta di ammettere la realtà delle discriminazioni?
Con le sue ambiguità, il governo dà l’impressione di una pura strumentalizzazione politica e di aver perso l’orientamento su temi delicati, non solo nelle aule universitarie ma anche nella società. La politica macroniana che avrebbe dovuto superare pragmaticamente le divisioni tra destra e sinistra sta lasciando spazio a un pericoloso qualunquismo. ◆as
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Questo articolo è uscito sul numero 1399 di Internazionale, a pagina 24. Compra questo numero | Abbonati