Sandrine, 45 anni, è stata sposata per 23 anni. Nei primi anni di matrimonio lei e suo marito facevano molto sesso. Poi il ritmo è calato e nel corso del tempo si è creata una discrepanza di desiderio sessuale. Quando hanno cercato di avere un secondo figlio hanno impiegato due anni prima che lei restasse incinta e la loro sessualità si è concentrata soprattutto sulla dimensione riproduttiva.

Sandrine era frustrata e sentiva che suo marito si stava allontanando: “Mi diceva che era stanco, che non aveva voglia. Poi è diventato un problema, lo sentivo irrigidirsi se mi avvicinavo. Per me è stato difficile”, dice. A quel punto Sandrine, che ha sempre dato molta importanza al sesso, ha cercato delle alternative. “Ho trovato un’importante via di fuga nel gioco di seduzione con uomini e donne quando uscivo da sola. Sentirmi desiderabile compensava la sensazione di non esserlo più del tutto all’interno della coppia”.

La masturbazione è stata un’altra strada per Sandrine, anche se aveva poco tempo e privacy. “Verso la fine della relazione abbiamo deciso di dormire in camere separate. Così ho avuto la possibilità di masturbarmi con più facilità”, prosegue. Alla fine si sono separati per vari motivi. Con il senno di poi Sandrine si è resa conto di aver esercitato molta pressione sul suo ex marito, insistendo o cercando a tutti i costi di creare un’atmosfera favorevole ai rapporti sessuali. “Per me era una violenza sentirmi respinta, ma anche la pressione che gli mettevo addosso è stata una violenza su di lui. Non è stato l’unico motivo della separazione, ma è sicuramente quello che ha provocato più tensioni”.

L’asimmetria del desiderio tra partner è un problema per molte coppie, ma non porta necessariamente alla separazione. Non esiste solo lo schema stereotipato dell’uomo che insiste e della donna che non è interessata. Secondo la sessuologa Fiona Bourdon le diversità nella libido sono normali e anche essere la persona con più desiderio fa soffrire: “Si mettono in discussione tante cose, l’autostima, l’idea di coppia, gli standard a cui ci si dovrebbe adeguare. Ci si può sentire rifiutati o sminuiti, perché la frequenza dei rapporti sessuali s’intreccia alla desiderabilità e alla qualità del legame”. Come trovare delle valvole di sfogo per non far ricadere tutto il peso del proprio desiderio sul partner (uomo o donna)?

“Quando ci si aspetta tutto dall’altro si può innescare un senso di colpa”, prosegue Bourdon. Si può cercare invece di capire quali sono le ragioni del calo di desiderio del partner. “A volte è chiaro, magari dipende da una malattia, dallo stress o da problemi di lavoro. A volte è meno evidente, le persone vivono difficoltà psicologiche o non riescono a parlare del fatto che i rapporti non sono piacevoli”.

Comunicare consente di decentrarsi, creare empatia e attenuare i pensieri tossici come “non sono più desiderabile, lui o lei non mi ama più”. “Si può discutere di come far durare la relazione al di fuori della sfera sessuale”, continua Bourdon. “Si possono cercare dei modi per curare l’affetto o la sensualità facendo delle attività insieme, abbracciandosi, creando un contatto fisico pur rispettando i confini dell’altra persona. Di sicuro richiede un lavoro di squadra e una volontà condivisa”.

Fantasie in solitudine

Infine, la discrepanza di desiderio è un’opportunità per arricchire il proprio autoerotismo. “Si può approfittare di momenti in cui c’è meno sesso condiviso per coltivare la propria sessualità personale, esplorare una fantasia cercando dei porno diversi dal solito, leggendo libri. In questo modo è possibile soddisfarsi e chiedersi quale piccola fiammella di curiosità si ha voglia di alimentare”, conclude Bourdon.

È quello che ha fatto Fabien*, scrittore di 48 anni. Con la compagna pianificava rapporti sessuali ogni due o tre settimane per ritrovarsi tra i tanti impegni. Il lasso di tempo tra un appuntamento e l’altro a volte gli sembrava eccessivo, perciò Fabien ha deciso di coltivare un giardino segreto tutto suo. “Una sera alla settimana abbiamo una serata ‘indipendente’ in casa e io dormo nella stanza degli ospiti. Mi masturbo guardando film che hanno una componente erotica, come Babygirl (un film della regista Halina Reijn con Nicole Kidman che affronta il tema delle fantasie femminili di sottomissione) o leggendo libri”, spiega. “Scrivo anche racconti erotici che non faccio leggere a nessuno. Così riesco a gestire meglio questi intervalli di tempo. La mia immaginazione mi permette di appagare alcune fantasie, visto che la mia compagna non può essere l’unica depositaria del mio desiderio”.

Sex toys, audioporno e amiche

Anche Johanna*, sociologa di 37 anni, si è data al piacere solitario per compensare un’attività sessuale carente. Divorziata e con l’affido condiviso dei figli, da due anni ha un nuovo compagno che vive in un’altra città. Anche se il fatto di non vivere insieme rende ogni incontro “speciale”, non ci ha messo molto a capire che sarebbe stato difficile affrontare il tema del divario di desiderio tra loro due. Quando, dopo qualche mese, aveva cominciato a parlargliene lui si era bloccato, perché in passato il suo blando desiderio sessuale era già stato motivo di separazione.

Dal canto suo, Johanna aveva meno rapporti rispetto a quando era single. Allora ha deciso di dedicare del tempo al suo piacere: “Ho ripreso a masturbarmi più spesso. Ho molti sex toys, non posso più farne a meno”. Ha cercato porno alternativi o femministi, ma non la eccitavano davvero. Poi ha scoperto gli audioporno: “È stata una rivelazione. Lasciano spazio a un’immaginazione senza limiti”.

Condivide questa sperimentazione con le amiche, con cui si scambia podcast di audioporno e parla di sessualità. Un dialogo che è anche una via di fuga dalle frustrazioni sessuali della coppia. “Il sesso è diventato uno dei nostri argomenti preferiti ed è bello condividere questa dimensione con le mie amiche”.

Secondo Johanna è stata l’esplorazione dell’autoerotismo a permetterle di restare nella relazione. “Abbiamo trovato un equilibrio in cui io accetto che ci siano meno rapporti di quanti ne vorrei e lui fa qualche sforzo in più per creare delle occasioni. È soddisfacente? Per il momento funziona. Ci sono altre cose che mi fanno stare bene nella coppia, anche se mi preoccupano un po’ gli anni a venire”. ◆ gim

* Alcuni dei protagonisti dell’articolo hanno nomi di fantasia

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Questo articolo è uscito sul numero 1630 di Internazionale, a pagina 108. Compra questo numero | Abbonati