Nelle acque cristalline di Cala Pisana, sulla costa sudorientale di Lampedusa, galleggiano materassini rosa e verdi e corpi cosparsi di crema solare. In un caldo pomeriggio di fine agosto nulla potrebbe turbare questo piccolo angolo di paradiso molto apprezzato dai turisti, se non una grande nave all’orizzonte. La nave Aurelia è alla fonda. Su questo traghetto di 147 metri il governo italiano ha deciso da metà agosto di mettere in quarantena i migranti che risultano positivi al covid-19.
Tutta la particolarità della situazione di Lampedusa sembra riflettersi proprio in questo confronto tra due mondi così lontani e così vicini: quello dei turisti spensierati e quello dei migranti che varcano a centinaia questa porta dell’Europa sfidando il Mediterraneo dalle vicine coste della Tunisia.
Dall’inizio dell’estate un uomo in particolare è sotto pressione, il sindaco dell’isola Salvatore Martello. “Quello che mi fa paura è che nessuno si rende conto della situazione, né il governo né l’Europa”, si lamenta aspirando il sigaro. “Tutto ricade sulle spalle di Lampedusa. La situazione si è aggravata con l’epidemia e ai problemi del passato si sono aggiunti quelli legati alla crisi sanitaria”. Su questo sentimento di abbandono si è innestato il nuovo coronavirus, e la paura del contagio è servita da potente motore politico per i partiti contrari all’accoglienza dei migranti, come la Lega di Matteo Salvini. Il 24 agosto durante un comizio a Crotone, in Calabria, l’ex ministro dell’interno ha affermato che a Lampedusa i migranti malati di covid-19 “vanno in mezzo a turisti milanesi, bolognesi, calabresi e poi portano il virus in Calabria a Milano e a Roma”.
Percorso inverso
Con l’avvicinarsi delle elezioni regionali, il 20 e il 21 settembre, la strumentalizzazione della questione migratoria sembra essere tornata di moda in Italia. “Una campagna indegna contro Lampedusa per far crollare l’economia dell’isola”, denuncia il sindaco. Finora, a parte i migranti messi in quarantena, nessun turista arrivato sull’isola è risultato positivo.
“Gli abitanti di Lampedusa hanno paura che associando l’immagine dell’isola all’immigrazione irregolare, si finisca per compromettere l’economia locale”, conferma Nino Taranto, che dirige il piccolo museo storico non lontano dal porto. In effetti l’isola, che fuori dalla stagione turistica ha solo seimila abitanti, vive esclusivamente di turismo.
I pescatori, che erano l’orgoglio di Lampedusa, sono sempre meno numerosi. Negli anni sessanta andavano ancora a gettare le reti lungo le coste più vicine della Tunisia. Oggi il percorso è in senso inverso, sono i tunisini a venire in Italia. “Nelle città tunisine di Sfax, Susa o Monastir ci sono diverse famiglie originarie di Lampedusa. Dovremmo ricordarci di questa storia per provare un po’ di senso di colpa”, sorride amaramente Nino Taranto, che ha creato un’associazione culturale per scolarizzare i migranti.
Questo senso di colpa potrebbe riassumersi nel centro d’accoglienza dell’isola, che nelle ultime settimane è stato travolto dagli arrivi. L’emergenza sanitaria sembra aver paralizzato le autorità e i migranti si sono progressivamente ammassati qui. La struttura è arrivata ad accogliere fino a 1.400 persone in uno spazio che ne dovrebbe ospitare 192, e la situazione è diventata insostenibile.
L’aiuto del parroco
Il 21 agosto nel centro sono stati registrati 38 casi di covid-19. Per evitare possibili incidenti è stato impiegato l’esercito. Di fronte alla gravità della situazione il 27 agosto 850 migranti sono stati trasferiti da Lampedusa in altre zone della Sicilia, ma per ora non c’è una soluzione a lungo termine. Alcuni dei migranti arrivati sull’isola sono stati alloggiati nella Casa della fraternità, messa a disposizione dalla parrocchia di Lampedusa e dal suo parroco, Carmelo La Magra. “È un aiuto modesto per queste persone, per farle soffrire di meno”, spiega. Si rammarica per i discorsi dei politici che parlano solo “di partenze e di chiusure, mentre nessuno parla di come vivono queste persone”.
Nella chiesa del sacerdote c’è un presepe donato da papa Francesco che rappresenta la sacra famiglia su una barca, con san Giuseppe che tira fuori un migrante dall’acqua tendendogli la mano. Per il parroco l’emergenza sanitaria “ha messo in crisi le relazioni sociali sull’isola”. Pochi mesi fa i migranti venivano a giocare sul sagrato della chiesa, ma la pandemia ha prodotto soprattutto “paura e chiusura in se stessi”, afferma La Magra. Nei locali della ong Mediterranean Hope, il bilancio è lo stesso. “Di solito andiamo ad accoglierli sulla banchina del porto per offrirgli coperte e bevande. Ora non è più possibile”, spiega Claudia Vitali, che fa parte del progetto della Federazione delle chiese evangeliche in Italia, lanciato dopo il naufragio del 3 ottobre 2013 in cui 366 migranti morirono annegati a poche miglia da Lampedusa. Sull’isola la Mediterranean Hope è l’unica ong ad avere una propria struttura. Vitali non nasconde la sua preoccupazione per il futuro, perché gli sbarchi di migranti non si fermeranno di certo: “Si dovrebbero creare dei corridoi umanitari”.
Nelle ultime settimane la situazione si è fatta più tesa. Il 10 agosto tre giornalisti vicini all’estrema destra sono arrivati sull’isola per un “falso scoop”, raccontando la storia di una donna i cui cani sarebbero stati mangiati dai migranti. Non c’era nulla di vero nella vicenda, diventata popolare sui social network, ma per molti abitanti dell’isola il danno era stato fatto: l’immagine di Lampedusa era stata rovinata. Questa frustrazione è sempre più forte tra gli abitanti, indipendentemente dal loro orientamento politico. La stanchezza di fronte alla situazione è evidente.
“Lampedusa è sempre più sporca, nessuna regola viene più rispettata”, si arrabbia Patrizia, arrivata da Milano nella sua casa di vacanza. Di fronte a lei Angela Maraventano, il cui ristorante si affaccia sul porto dove sbarcano i migranti. Maraventano, ex senatrice della Lega, ringrazia i “coraggiosi turisti italiani che ci hanno dato una boccata di ossigeno”, ma non vuole sentir parlare della Tunisia. Critica i milioni di euro promessi da Roma a Tunisi e il business dei trafficanti di esseri umani, così come il centro dove i migranti “vivono come animali”. Maraventano incarna la rabbia cresciuta sull’isola in questi anni: alle elezioni europee del maggio 2019, la Lega ha raccolto qui più del 45 per cento dei voti, segno di un’insofferenza crescente.
Fin dalla notte dei tempi Lampedusa ha offerto un porto sicuro ai marinai che attraccavano per riposarsi e per ripararsi dai venti. Oggi, tra crisi sanitaria e preoccupazioni per il futuro, l’isola sembra destinata ad affrontare ancora altre tempeste. ◆ adr
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Questo articolo è uscito sul numero 1374 di Internazionale, a pagina 34. Compra questo numero | Abbonati