I libri italiani letti da un corrispondente straniero. Questa settimana Michael Braun del quotidiano berlinese Die Tageszeitung.

Molti ormai sanno che il cibo non influenza solo la nostra salute ma anche quella del pianeta. E una discreta minoranza di persone cerca di adattarsi, di comprare prodotti eticamente accettabili, di ridurre il consumo di carne se non proprio di rinunciarci. Ma è abbastanza? Secondo Fabio Ciconte no. Nel suo libro Il cibo è politica prende di mira chi vorrebbe delegare i cambiamenti, necessari per ridurre l’emissione di CO2 e anche per difendere la biodiversità, alle scelte individuali dei consumatori, anche se sono diventati “consumatori responsabili”. In un’Italia dove ci procuriamo l’80 per cento di quel che mangiamo comprandolo nelle grandi catene di supermercati, quelle scelte individuali non bastano per rimediare ai danni fatti dall’agroindustria. Ciconte – direttore dell’associazione Terra! – ci chiede di riscoprirci cittadini invece di farci sminuire a “consumatori”: cittadini che esigono cambiamenti politici. Se non si riducono gli allevamenti intensivi non si porrà fine a una produzione di carne esagerata. E se non si garantiscono salari decenti non si permette anche ai meno abbienti di nutrirsi in maniera sana e responsabile. Colpisce in positivo che Ciconte non ha mai bisogno di toni da crociata per argomentare in maniera convincente le sue tesi. ◆

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Questo articolo è uscito sul numero 1619 di Internazionale, a pagina 88. Compra questo numero | Abbonati