Al termine di un processo elettorale che sembra eterno e con numerose questioni legali ancora in sospeso, la probabilità che Keiko Fujimori (del partito Fuerza popular, destra) riesca a strappare la vittoria a Pedro Castillo (Peru libre, centrosinistra) è ormai infinitesimale. Quindi, senza che nulla impedisca ai sostenitori di Fujimori di usare tutto l’arsenale degli strumenti giuridici a loro disposizione, sarebbe una buona idea cominciare a occuparsi di chi ha già tutto un piede e il 99 per cento dell’altro nel palazzo di governo, cioè Pedro Castillo.

La probabile vittoria del maestro rurale alle elezioni del 6 giugno è circondata da un’ironia degna della politica peruviana. Castillo sarebbe il primo outsider a essere eletto presidente dopo Alberto Fujimori (padre della sua avversaria) nel 1990 e avrebbe la meglio sulla candidata delle élite (come allora, quando Fujimori sconfisse lo scrittore Mario Vargas Llosa). Non finisce qui: Vargas Llosa, che alla vigilia del voto si è schierato apertamente a favore di Keiko, si sbaglierebbe per la prima volta in vent’anni. Infatti finora aveva sempre appoggiato i candidati che poi erano stati eletti.

Il ruolo della stampa

Durante la campagna elettorale Castillo non ha dissipato i dubbi su un suo eventuale governo. Non ha chiarito chi ne farà parte, non ha specificato quale sarà il programma né come realizzarlo. Ha cambiato idea sulla politica economica e sul rapporto che vuole avere con il settore privato, e non ha detto come intende proseguire, migliorandola, la campagna vaccinale contro il covid-19. Oggi Castillo deve sciogliere questi nodi e spiegare con chiarezza il suo programma.

Ma nonostante tutti i rischi associati a un suo governo, sarà lui con ogni probabilità a guidare il paese nel bicentenario dell’indipendenza. È una grande opportunità per il Perù.

C’è un motivo se Castillo ha sempre mantenuto un vantaggio su Keiko Fujimori nelle settimane prima del ballottaggio e se ha vinto in modo inaspettato al primo turno: la sua candidatura ha un valore simbolico forte. Castillo rappresenta una fetta enorme della popolazione peruviana, che storicamente è sempre stata ai margini, non ha accesso ai circoli del potere della capitale Lima e non è stata adeguatamente assistita dallo stato. Non è un caso che a votarlo siano stati soprattutto i cittadini più poveri e i peruviani del centro e del sud del paese.

Oggi Pedro Castillo ha l’opportunità di contribuire a riconciliare almeno in parte un paese segnato da differenze etniche, economiche e di rappresentanza politica. Anche se non ho votato per lui spero sinceramente che abbia successo, se la sua vittoria sarà confermata. E mi auguro che come leader abbia la lucidità di mettere al primo posto gli interessi del paese e dei suoi cittadini, dimostrandosi all’altezza delle sfide che deve affrontare il Perù.

Post scriptum Tra le rovine lasciate dalla campagna elettorale c’è anche la reputazione dei mezzi d’informazione nazionali. Molti quotidiani e tv sono venuti meno ai loro princìpi e hanno favorito lo scontro politico, senza raccontare la verità. Hanno preso una posizione favorevole a una candidata (Keiko Fujimori) ma non l’hanno dichiarato apertamente al pubblico. In quest’atmosfera editoriale molti giornalisti che rispetto e ammiro, e che non erano disposti ad accettare una situazione del genere, sono stati allontanati dai loro posti di lavoro.

Anche se ho sempre avuto piena libertà nella scrittura della mia column, le discutibili decisioni prese dal gruppo editoriale del Comercio m’impediscono di sentirmi a mio agio nell’esprimere la mia opinione nelle pagine di un suo giornale. Questo che avete appena letto è il mio ultimo articolo. Sicuramente, cari lettori, c’incontreremo ancora e in altri spazi. ◆ fr

María Alejandra Campos è una giornalista peruviana che si occupa di politica. Il 12 giugno 2021, firmando questa column, ha annunciato la fine della sua collaborazione con il quotidiano conservatore El Comercio per disaccordi sulla linea editoriale adottata in campagna elettorale.

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Questo articolo è uscito sul numero 1414 di Internazionale, a pagina 24. Compra questo numero | Abbonati