L’orribile dittatura argentina massacrò la famiglia del creatore dell’Eternauta Héctor Germán Oesterheld. Tra il 1976 e il 1978 i militari sequestrarono e fecero sparire lo sceneggiatore, le sue quattro figlie (di cui due incinte) e i loro compagni, per la loro partecipazione alla guerriglia dei montoneros. Oesterheld aveva 58 anni; le figlie, dai 19 ai 25. La serie basata sul fumetto a cui Oesterheld diede vita insieme al disegnatore Francisco Solano López è diventata un trampolino di lancio per riattivare la ricerca dei due possibili nipoti di Oesterheld nati in prigionia, e per conservare la memoria di una famiglia spezzata dal terrorismo di stato.
“Sapevi che due nipoti del creatore dell’Eternauta sono scomparsi e che potrebbero essere vivi?”, ha chiesto sui social network l’organizzazione per i diritti umani Hijos capital (Hijos e hijas por la identidad y la justicia contra el olvido y el silencio, Figli e figlie per l’identità e la giustizia contra l’oblio e il silenzio) il 30 aprile, quando Netflix ha pubblicato la serie. I due nipoti fanno parte dei circa cinquecento neonati sottratti alle famiglie durante la dittatura e cresciuti con un’identità falsa che le Abuelas de plaza de Mayo (Nonne di plaza de Mayo) cercano senza sosta da decenni.
Uno di questi potrebbe essere il figlio o la figlia di Diana Oesterheld, la seconda delle quattro sorelle nate dall’unione tra Oesterheld ed Elsa Sánchez. Diana aveva 23 anni ed era incinta di sei mesi quando fu sequestrata, il 7 agosto 1976, nella provincia settentrionale di Tucumán. L’altro sarebbe il figlio di Marina Oesterheld, che aveva vent’anni e a cui mancavano poche settimane per partorire quando fu sequestrata insieme al compagno Alberto Oscar Seindlis nella periferia sud di Buenos Aires, alla fine del 1977.
Messaggio in bottiglia
Sull’onda del successo internazionale della serie, Hijos e Abuelas de plaza de Mayo hanno deciso di scrivere un appello, come un messaggio in bottiglia lanciato nell’oceano virtuale: “Stai guardando L’eternauta? Se lo stai guardando e sei nato nel novembre 1976 (data del parto prevista per il figlio o la figlia di Diana) o tra novembre 1977 e gennaio 1978 (possibile data di nascita del figlio o della figlia di Marina) e hai dubbi sulla tua identità o su quella di qualcuno che è nato in questi periodi, contatta Abuelas Difusión”.
La giornalista Giselle Tepper, responsabile della campagna per Hijos capital, ricorda che entrambi i casi sono ancora aperti. L’organizzazione spera di trovare qualche indizio per riuscire a sapere dove si trovano i nipoti di Oesterheld o aiutare altre famiglie che stanno ancora cercando. Finora sono stati ritrovati 139 nipoti e ne mancano più di trecento.
“Ci contattano persone che hanno dubbi sulla loro identità”, spiega Tepper. “Certo, la cosa migliore sarebbe riuscire a identificare uno dei bambini sottratti alla famiglia Oesterheld o a qualsiasi altra. Magari la serie la guardano persone con cui non siamo ancora riusciti a parlare. E per la generazione di Hijos può trattarsi di un fratello o una sorella”.
Il ritrovamento di un altro nipote sarebbe un evento da festeggiare in un momento critico: da quando Javier Milei è diventato presidente, nel dicembre 2023, il suo governo ha cominciato a tagliare i finanziamenti alle politiche pubbliche di memoria e a promuovere un discorso che nega l’esistenza di un piano sistematico di sterminio ed equipara la violenza delle guerriglie a quella esercitata dall’apparato repressivo dello stato. Cosa che contrasta con le più di trecento sentenze emesse dai tribunali per crimini contro l’umanità commessi durante la dittatura.
Nel caso di Oesterheld i militari lasciarono in vita solo la moglie, Elsa Sánchez, e due nipoti molto piccoli: Martín Mortola, che aveva quattro anni, e Fernando Araldi, che ne aveva uno. Martín fu l’ultimo a vedere lo sceneggiatore dell’Eternauta in vita, quando era sotto sequestro nel centro clandestino di detenzione El Vesubio, nella periferia sudovest di Buenos Aires, alla fine del 1977. “Quando uccisero i miei genitori io non ero in casa. Mi portarono nel luogo di detenzione di mio nonno, al Vesubio. Passai con lui un pomeriggio, ed è il mio primo ricordo. A quattro anni seduto a guardare un muro”, ha detto Martín all’emittente radiofonica AM750.
“Poi mi portarono da mia nonna, che era appena tornata dalla casa di Beccar, perché c’era stato un attentato. Era già morta una delle sue figlie, e altre due erano in clandestinità. Erano entrati nella casa di Beccar e avevano messo una bomba in garage, che faceva parte della biblioteca di mio nonno. In seguito a quell’episodio mia nonna, che era molto attaccata al suo quartiere, non ce la fece più e tornò a vivere a casa dei suoi genitori, dove era cresciuta, a Las Cañitas. Mi portarono lì”, ha concluso.
Storia tragica
Elsa Sánchez è morta nel 2015 senza aver mai abbracciato i nipoti che fino all’ultimo ha cercato insieme alle Abuelas de plaza de Mayo. Non ha mai saputo neanche cosa sia successo al corpo del marito o a quello delle tre figlie maggiori, che restano scomparse. Ha recuperato solo il corpo della figlia minore, Beatriz. I militari la uccisero quando aveva 19 anni, il 19 giugno 1976, alcune ore dopo che le due avevano preso un caffè insieme. “Voleva dirmi che aveva deciso di abbandonare la militanza per dedicarsi alla medicina, ma aveva chiarito: ‘Mamma, non voglio essere una dottoressa da studio, voglio andare nella foresta, come il Che, o nelle baraccopoli, dove la gente ha davvero bisogno di aiuto’”, ricordava Elsa a proposito dell’ultimo dialogo con la figlia minore.
La moglie di Oesterheld si fece forza per andare avanti pensando ai nipoti. In diverse interviste si era detta convinta che i militari avessero usato le figlie come esca per arrivare a suo marito, che viveva in clandestinità e che dalla clandestinità aveva terminato la sceneggiatura dell’Eternauta II, molto più politico del primo, pubblicato a puntate sulla rivista Hora Cero Semanal dal 1957 al 1959. “Era fuori del paese e sicuramente stavano aspettando per uccidere le figlie e farlo tornare. Gli assassini erano interessati a lui, gli interessava ben più delle sue figlie, perché il modo in cui sono state uccise non ha nessun senso”, disse Elsa.
Il recupero della tragica storia degli Oesterheld è andato oltre gli schermi. Sui manifesti che pubblicizzano la serie di Netflix in giro per le strade dell’Argentina sono state attaccate foto dello sceneggiatore e delle figlie con il luogo e la data della loro scomparsa. La campagna mette in dialogo la memoria di questa famiglia, che ne rappresenta molte altre, con una storia di finzione che elogia la difesa della collettività in tempi bui. ◆ fr
Iscriviti a Schermi
|
Cosa vedere al cinema e in “tv”. A cura di Piero Zardo. Ogni giovedì.
|
Iscriviti |
Iscriviti a Schermi
|
Iscriviti |
Cosa vedere al cinema e in “tv”. A cura di Piero Zardo. Ogni giovedì.
|
Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it
Questo articolo è uscito sul numero 1614 di Internazionale, a pagina 77. Compra questo numero | Abbonati