Non c’è da stupirsi che l’opposizione denunci all’unanimità una “provocazione”. Per succedere al primo ministro François Bayrou, spazzato via l’8 settembre dal voto di sfiducia dei deputati, Emmanuel Macron ha scelto Sébastien Lecornu, 39 anni ed ex ministro della difesa. Poco noto al grande pubblico, fa parte della cerchia ristretta del presidente. O meglio, dell’ultimo gruppo di fedelissimi. Questo è il suo punto di forza.
È davvero difficile non vedere in questa scelta il segno di un’ostinazione che non promette niente di buono per il paese.
Dopo le ultime elezioni legislative del giugno 2024, che sono state uno schiaffo per lo schieramento centrista del presidente, e in un contesto d’impopolarità di Macron e delle sue politiche, ha nominato a guidare il governo solo macronisti convinti, mostrando un evidente disprezzo per le urne. E Lecornu è un fedelissimo di Macron, soprattutto dopo l’invasione dell’Ucraina. Ora rischia di ricominciare il circo della politica, con gli animi ancora più tesi per una scelta che sembra un affronto e le elezioni amministrative alle porte.
Non è Lecornu in sé a essere in discussione, ma piuttosto quello che la sua nomina rivela sulla determinazione del capo dello stato di difendere il proprio operato a tutti i costi, a rischio di alimentare la rabbia sociale e la crisi politica e istituzionale. Se Lecornu cercherà di convincere la destra repubblicana ad appoggiare il governo, ammiccando contemporaneamente ai socialisti, il risultato sarà sempre lo stesso. Nominando Lecornu, soprattutto alla vigilia della giornata di protesta Blocchiamo tutto, Macron non ha risolto nulla. Peggio ancora, ha agito con un disprezzo che potrà solo peggiorare la situazione. ◆ sm
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Questo articolo è uscito sul numero 1631 di Internazionale, a pagina 24. Compra questo numero | Abbonati