Wang Jinchen si scusa di non essersi alzato ad accogliere i visitatori nella sua gelida stanza da letto a Mashihaiwang, nella provincia dello Hubei, nella Cina centrale. Sepolto sotto una coperta logora, questo contadino di settant’anni consumato dall’uremia – una malattia provocata da un problema ai reni – incarna un problema diffuso in Cina, con pesanti conseguenze sugli sforzi per la crescita economica. I parenti di Wang, come milioni di altre persone, sono alle prese con “spese mediche catastrofiche”, come le ha definite l’Organizzazione mondiale della sanità, che hanno un peso enorme nei bilanci familiari.
La dialisi costa a Wang più di 1.700 yuan al mese (216 euro), somma che l’assicurazione sanitaria copre per meno di un terzo. L’unica fonte di reddito regolare di Wang e della moglie Yuan Dinglai è una pensione mensile di duecento yuan a testa. “Non possiamo più coltivare la terra, devo prendermi cura di lui da quando sta male”, dice Yuan, mentre ci offre una tazza d’acqua calda.
Nella corsa alla crescita e alla ricchezza degli ultimi vent’anni, la Cina ha rafforzato le assicurazioni sanitarie, che ora coprono quasi il 95 per cento dei suoi 1,4 miliardi di abitanti. Nel 2003 erano il 13 per cento. Stando a un articolo uscito sulla rivista medica The Lancet nel 2023, in Cina la copertura sanitaria per la salute riproduttiva, materna, neonatale e infantile e per le malattie infettive è paragonabile a quella dei paesi ricchi. Ma il sistema è indietro sulle malattie croniche, come il diabete e l’ipertensione, spiega Winnie Yip, della Harvard school of public health, negli Stati Uniti.
La situazione è disastrosa anche per l’economia nel suo complesso. Almeno secondo gli esperti, convinti che se i cinesi sono tra i maggiori risparmiatori al mondo è proprio per il timore di dover affrontare costose spese mediche. Anche se Pechino dice di ispirarsi agli ideali socialisti, il governo privilegia il finanziamento di settori strategicamente più rilevanti, come l’alta tecnologia e le infrastrutture. Le spese per le politiche sociali sono cresciute, ma restano più basse rispetto a quelle di altri paesi. Nel 2021 il presidente Xi Jinping ha messo in guardia dalla trappola “dell’assistenzialismo, che incoraggia la pigrizia”. Molti esperti, però, suggeriscono che investendo più risorse nei servizi per le famiglie, come la sanità pubblica, Pechino potrebbe stimolare l’economia. “La mancanza di una copertura sanitaria resta una delle principali spinte al risparmio”, spiega Eswar Prasad, professore alla Cornell university.
Per questo, nonostante il progresso economico, le famiglie alle prese con spese sanitarie catastrofiche (quelle superiori al 10 per cento dei consumi familiari) sono aumentate: lo studio di Lancet ha rilevato che nel 2018 il 21,7 per cento delle famiglie doveva affrontare questo problema; nel 2007 erano il 20,4 per cento. L’aumento è stato più netto per le famiglie contadine, che sono passate dal 18 al 27 per cento (il dato sull’impoverimento sanitario, cioè il numero di persone spinte sotto la soglia di povertà dalle spese mediche catastrofiche, è rimasto stabile all’1,9 per cento del 2018, ma è leggermente aumentato per chi vive nelle aree rurali). Nel 2017, sempre secondo Lancet, l’incidenza media delle spese sanitarie catastrofiche nel mondo era del 13,2 per cento. In Russia e Malaysia, due paesi con un pil pro capite simile a quello cinese, il rapporto era rispettivamente del 7,7 e dell’1,5 per cento.
Esami diagnostici
Le cause del fenomeno sono complesse. La Cina ha investito nella sanità a un tasso superiore alla crescita del pil, ma l’aspettativa di vita è aumentata dai 64 anni del 1980 ai 79 del 2022, facendo crescere la domanda di servizi ospedalieri e i costi sanitari. I medici hanno cominciato a prescrivere esami diagnostici più costosi, mentre i pazienti sono ricoverati anche per problemi di lieve entità. I tassi di ospedalizzazione superano del 40 per cento la media mondiale.
In Cina l’assicurazione sanitaria, gestita principalmente dalle autorità locali, fornisce una copertura per le spese sanitarie catastrofiche, ma la qualità del servizio varia parecchio a seconda dei luoghi. Le città più ricche, come Pechino e Shanghai, possono garantire cure di livello molto superiore rispetto alle aree rurali povere dell’ovest del paese. La copertura varia anche tra i pazienti ricoverati e quelli trattati in ambulatorio, spiega Yip.
Per affrontare spese mediche sempre più alte, alcuni pazienti usano perfino il crowdfunding. Nel 2024 una piattaforma di raccolta fondi legata al colosso tecnologico Tencent è stata costretta a recuperare i fondi versati a un paziente oncologico di 29 anni dopo che il ragazzo aveva mostrato con orgoglio ai suoi follower un appartamento appena comprato. Zhang, madre di un bambino di sette anni malato di leucemia, si è trasferita vicino a Pechino per curare il figlio nella capitale. La sanità pubblica copre tra il 20 e il 50 per cento delle cure. L’unica fonte di reddito della famiglia arriva dal padre. Dovendo sostenere spese sanitarie fino a diecimila yuan al mese, la famiglia ha preso dei soldi in prestito, ma l’intermediario è sparito con il denaro. “Ora è dura. Se non lo curiamo, nostro figlio non ce la farà”, dice Zhang.
La famiglia di Xiang, della provincia occidentale del Sichuan, è stata ingannata in modo simile mentre raccoglieva fondi per un figlio di otto anni che è in cura a Pechino per due rare malattie ematiche. Nel modesto appartamento nella periferia della capitale la madre disinfetta con l’alcol gli ospiti e i prodotti comprati al supermercato per proteggere il figlio, che ha carenze immunitarie. Nel 2022 hanno speso settecentomila yuan per un trapianto di midollo osseo. Ma dopo aver contratto il covid-19 nel 2023, il ragazzo ha cominciato a rigettare il trapianto. Ora spendono tra i 5.500 e i seimila yuan al mese per le cure e sono aiutati da parenti e amici. “Non siamo un’eccezione. Ci sono milioni di famiglie con persone gravemente malate”, dice Xiang.
A Mashihaiwang, intanto, Wang e Yuan raccontano che i loro tre figli provano ad aiutarli, ma sono anche loro a corto di soldi dopo aver perso il lavoro a causa della crisi immobiliare. Wang ha raccolto qualcosa grazie a un sito di crowdfunding, ma alla coppia serve di più. “Se i soldi non ci sono, pazienza”, dice Yuan. “Non c’è niente da fare”. ◆ gim
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Questo articolo è uscito sul numero 1611 di Internazionale, a pagina 94. Compra questo numero | Abbonati