Iprimi gesti di Leone XIV trasmettono un messaggio chiaro: proseguirà il percorso di riforme avviato dal suo predecessore. Secondo alcune fonti il papa sarebbe disposto ad accogliere la proposta avanzata nelle congregazioni generali di convocare una sorta di “consiglio dei ministri” permanente, a cui parteciperanno cardinali di tutto il mondo ed esperti laici.
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Tra le questioni più urgenti c’è quella economica. I conti della Santa Sede sono in rosso e, quel che è peggio, i suoi enti operano senza coordinamento. Poi c’è il problema degli abusi. Su questo punto lo stesso Leone XIV ha subìto, nei giorni precedenti alla sua elezione, una serie di attacchi orchestrata da gruppi della destra cattolica, finanziata dagli Stati Uniti e opportunamente moltiplicata in rete soprattutto in Italia, Sudamerica e Spagna, dove ha avuto un ruolo fondamentale il sito Infovaticana, fondato da un collaboratore del partito spagnolo di estrema destra Vox.
Il tema della pedofilia è fondamentale e chi ha seguito il lavoro di Prevost in Perù assicura che sia un sostenitore della centralità delle persone che hanno subìto abusi. Ancora oggi molti cardinali chiedono alle vittime di impegnarsi a perdonare, invece di dare risposte dalla giustizia civile e canonica, e non parlano di riparazioni. Leone XIV ha la sfida di approfondire la “tolleranza zero” che Francesco ha avviato ma che per anni le conferenze episcopali (e soprattutto le nunziature) hanno boicottato.
Dovrà poi affrontare una difficile riorganizzazione della curia, con una maggiore presenza di donne e laici nei posti di responsabilità, cosa che ha generato forti resistenze negli ambienti di potere vaticani. Sul piano della politica internazionale, il nuovo papa si presenta come un ponte (pontifex, in latino, significa costruttore di ponti) tra diverse culture. Da un lato, è il primo papa nordamericano della storia, dall’altro i suoi anni di lavoro missionario in Perù gli hanno aperto lo sguardo su tutto il continente e sui suoi conflitti. Il soggiorno romano in curia, inoltre, gli ha offerto una prospettiva europea e l’opportunità di approfondire le sfide delle chiese orientali e africane, dove i problemi sono radicalmente diversi da quelli della vecchia Europa.
Il ruolo delle donne
Sul piano geopolitico si prevede che la Santa Sede farà sforzi ancora maggiori per raggiungere un cessate il fuoco a Gaza, in Ucraina e in Sud Sudan. Ci si aspetta anche che mantenga una posizione ferma nei confronti delle politiche contro l’immigrazione di Donald Trump. “La sua condizione di migrante al contrario (uno statunitense diventato peruviano) gli dà la forza morale di parlare a viso aperto a Trump, con fermezza ma con la gentilezza che lo contraddistingue”, osserva una persona vicina al papa.
Le persone vicine a Leone XIV si aspettano progressi per i credenti lgbt+ e per il ruolo delle donne nella chiesa, anche se con velocità diverse. Potrebbero essere promossi il diaconato femminile o i preti sposati in territori come l’Amazzonia, ma le benedizioni per gli omosessuali restano un sogno irrealizzabile in gran parte dell’Africa.
Quello che Prevost farà, secondo i suoi più stretti collaboratori, sarà difendere i diritti, in diversi campi. Alcune fonti suggeriscono che la sua prima enciclica si concentrerà sul lavoro nel mondo di oggi, con un’attenzione specifica ai nuovi diritti, alla schiavitù e all’impatto dell’intelligenza artificiale.
Leone XIV ha di fronte a sé un pontificato pieno di sfide. E il tempo, anche nella chiesa, stringe. ◆ sm
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Questo articolo è uscito sul numero 1614 di Internazionale, a pagina 18. Compra questo numero | Abbonati