Naftali Bennett, l’uomo che ha messo fine al regno di Benjamin Netanyahu, è un ultranazionalista, un multimilionario che dirigeva un’azienda tecnologica e un politico con un programma antipalestinese.
Leader dell’alleanza di estrema destra Yamina, Bennett è entrato nella scena politica nel 2005, come capo del personale di Netanyahu, allora leader dell’opposizione. Ha molte etichette eppure sembra contraddirle tutte. È il capo della destra religiosa ma ha sposato una donna laica. Ha guidato il Consiglio di Yesha, l’organizzazione politica che rappresenta i coloni israeliani, ma vive a Tel Aviv. Le sue dichiarazioni sono esplicite e senza filtri. Nel 2013 ha detto in parlamento: “Ho già ucciso un sacco di arabi in vita mia, non è un problema”.
Netanyahu e Bennett aderiscono allo stesso quadro politico colonialista, ma se il primo mitiga le affermazioni per renderle accettabili a un pubblico globale, il secondo ha scelto una retorica incendiaria. “L’ideologia di Bennett è all’insegna di un estremo razzismo”, dice l’avvocata palestinese Diana Buttu. Bennett è favorevole all’annessione della Cisgiordania e contrario alla soluzione dei due stati.
Come parte di una coalizione varia, tuttavia, Bennett potrebbe faticare a essere all’altezza della sua immagine conservatrice. Molti elettori di destra temono che farà concessioni a sinistra. Per Buttu queste critiche potrebbero spingerlo a essere un premier conservatore. Anche se la comunità internazionale sta forse tirando un sospiro di sollievo all’idea che Netanyahu non sia più al potere, Buttu paragona l’inizio del mandato di Bennett a “respirare monossido di carbonio”. “Se gli sarà srotolato un tappeto rosso, allora sarà legittimato in Israele. E questo significa che va bene avere un primo ministro apertamente razzista, ultranazionalista, e che crede nel furto della terra”. ◆ ff
Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it
Questo articolo è uscito sul numero 1414 di Internazionale, a pagina 18. Compra questo numero | Abbonati