Martin lo scheletro è un albo proprio divertente. Pieno di brio e gioia, nonostante il protagonista sia uno scheletro. Ma Martin non fa paura. Ci sa fare con i bambini. Per tanti anni è stato in una scuola, è abituato alle urla e agli schiamazzi. Poi però arriva per Martin il giorno della pensione. E lì cambia tutto. Comincia per lui un’altra vita. Anche questa caotica. Lo adotta una coppia di anziani che vive insieme a un cane nero, un gatto presuntuoso e i loro nipotini. Insomma come in classe. La stessa baraonda. Ma a lui piace. E anche a noi piacciono un sacco le sue tragicomiche avventure. Ci piace come l’illustratrice Marja-Liisa Plats ci mostra uno scheletro che dialoga con la tradizione gotica, con le storie di fantasmi, che spuntano feroci da una bara, ma con qualcosa di estremamente giocoso. La storia è un tentativo, riuscito, di avvicinare i piccoli a temi come la morte, l’assenza, la solitudine, il distacco. Martin è una buona guida. Sembra prenderci per mano, con le sue dita ossute e fragili, per portarci oltre le paure. Dove quello di famiglia è un concetto allargato, dove ci sono antenati e antenate, le altre specie viventi, altri esseri umani. Un albo spiritoso caratterizzato da un linguaggio semplice e diretto.

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Questo articolo è uscito sul numero 1618 di Internazionale, a pagina 92. Compra questo numero | Abbonati